L'incremento dei prezzi degli affitti universitari
La complessa situazione degli affitti universitari presente negli ultimi anni in Italia, soprattutto per gli studenti fuori sede, pare non terminare mai.
Analizziamo cosa sta accadendo e quali potrebbero essere le soluzioni attuabili!
Indice
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Affitti universitari 2024: incremento dei prezzi
Negli ultimi anni, le richieste degli affitti universitari sono aumentati di pari passo ai prezzi medi. Questa situazione rende realmente difficoltosa la vita per moltissimi studenti in tutta Italia.
Le ingenti quote, anche solo per una camera o un appartamento condiviso di piccole dimensioni sono deleterie, se sommate alle altre spese per libri, tasse, trasporti, etc.
Un’indagine condotta da Immobiliare.it sulla situazione attuale ha comunicato dati allarmanti, che fanno però comprendere meglio il difficile contesto attuale. In base al report:
- le domande di affitto sono aumentate del 27%
- i prezzi sono incrementati del 7% rispetto allo scorso anno
- una stanza singola costa in media 461 euro al mese
- le stanze doppie vengono circa 266 euro al mese, con un aumento del 7% rispetto all’anno precedente
Come è evidente, i risultati del rapporto rivelano un’analisi dettagliata sull’andamento dei prezzi e della domanda delle stanze per studenti fuori sede. La ricerca fa emergere una tendenza negativa che, purtroppo, avanza da diversi anni.
Il problema crea non pochi disagi a migliaia di giovani, già provate dal crescente costo della vita che rende l’accesso all’istruzione universitaria più difficile, soprattutto per chi proviene da contesti economici non favorevoli.
Affitti universitari: la distribuzione geografica
Il report ha analizzato con precisione la distribuzione geografica della domanda di affitti universitari ne sono venute fuori. L’analisi ha rivelato un incremento sia per quanto riguarda i costi che la richiesta di affitti universitari.
Nello specifico, per quanto riguarda le stanze singole:
- Milano si conferma la città più costosa d’Italia, con un costo medio mensile di 637 euro;
- Bologna con 506 euro;
- Roma con 503 euro al mese;
- Firenze si posiziona quarta con 493 euro mensili;
- Bergamo con 448 euro;
- Padova con 442 euro;
- Venezia con 417 euro;
- Torino con 409 euro;
- Verona a 407 euro;
- Napoli a 405 euro.
La situazione non cambia di molto analizzando i costi di un posto letto in una stanza doppia. In classifica dalla città più cara a scendere troviamo:
- Milano anche in questo caso, con un affitto medio di 353 euro al mese;
- Roma al secondo posto, con una media di 283 euro al mese;
- Napoli, dove il costo si attesta a 271 euro;
- Bologna, con 264 euro al mese;
- Siena, a 258 euro;
- Brescia a 252 euro;
- Firenze a 245 euro;
- Bergamo a 244 euro;
- Padova, a 237 euro;
- Torino, con 228 euro al mese.
Le possibili soluzioni
Il problema degli affitti universitari troppo alti non sembra in via di risoluzione.
A livello generale, le motivazioni dietro sono dovute all’incidenza di fattori congiunturali e strutturali.
Con i primi si intendono elementi temporanei, quali inflazione e rincaro dei prezzi nelle bollette, che contribuiscono al problema ma non ne rappresentano la causa ultima. Il fattore strutturale è, invece la scarsa offerta di immobili a fronte di una domanda molto alta di studenti e lavoratori.
Con i primi si intendono elementi temporanei, quali inflazione e rincaro dei prezzi nelle bollette, che contribuiscono al problema ma non ne rappresentano la causa ultima. Il fattore strutturale è, invece la scarsa offerta di immobili a fronte di una domanda molto alta di studenti e lavoratori.
In quest’ottica, se la causa principale del caro affitti è la scarsa offerta, la soluzione deve mirare alle determinanti della bassa disponibilità di immobili.
A livello generale, inoltre, la rigidità dei contratti di locazione è una delle cause della scarsa offerta di immobili.
In quest’ottica, si potrebbe incentivare i proprietari a mettere sul mercato immobili attualmente sfitti tramite:
- promuovere incentivi di natura fiscale, ad esempio, il governo potrebbe aumentare l’IMU sugli immobili sfitti o diminuirla per gli immobili affittati;
- rendere i contratti di affitto più sicuri per i proprietari, cambiando la regolamentazione sulla morosità e sulla risoluzione anticipata del contratto per altri inadempimenti;
- aumentare le garanzie dei locatori, per spingerli a prendersi ‘rischi’ con nuovi inquilini però protetti dalla morosità incolpevole.
Le problematiche da risolvere
Un problema da risolvere, per permettere una diminuzione degli affitti universitari è quello della proliferazione degli affitti brevi.
La diffusione crescente di appartamenti affittabili solo per periodi molto brevi tramite piattaforme private, come Airbnb, è una pratica molto redditizia per i proprietari.
L’effetto collaterale è però quello di abbassare ulteriormente l’offerta di immobili per gli affitti lunghi, ovvero quelli che interessano gli studenti.
L’effetto collaterale è però quello di abbassare ulteriormente l’offerta di immobili per gli affitti lunghi, ovvero quelli che interessano gli studenti.
Il problema è ben noto e di recente, è stata inoltrata la richiesta di una legge di regolamentazione per governare gli impatti degli affitti brevi turistici, che stanno progressivamente incidendo sull’intero sistema abitativo.
Infine, un ulteriore problema è la questione del collocamento delle strutture universitarie. La maggior parte dei poli universitari italiani si trova in pieno centro urbano, dove ovviamente gli affitti costano di più. Le moderne esigenze richiedono quindi uno spostamento delle facoltà al di fuori e di costruire campus lontani dai centri storici, dotati di alloggi e strutture dedicate.
Ad onore del vero, questa soluzione è già stata adottata da alcuni atenei italiani, ad esempio dall’Università di Tor Vergata a Roma. Si tratta, però, di una piccola minoranza di atenei: il processo di decentramento delle università italiane è ancora ad una fase embrionale da sviluppare maggiormente.
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