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Steve Jobs: quanto è attuale il suo discorso alla Stanford

Steve Jobs: quanto è attuale il suo discorso alla Stanford

Steve Jobs
  • Nausicaa Tecchio
  • 17 Novembre 2021
  • Guide
  • 7 minuti
  • 4 Aprile 2025

Steve Jobs e il celebre discorso alla Stanford University

Era il 12 giugno 2005, una giornata splendida e afosa come tante. Ma non per Steve Jobs e neanche per i neolaureati dell’Università di Stanford, California. Un ospite atipico, un pesce fuor d’acqua in ambiente accademico.
Come esordì lui stesso, non si era mai laureato. Però aveva molto da condividere con i ragazzi che aveva di fronte. Ma le sue parole possono ancora motivare come allora?

A distanza di anni, le sue parole continuano a risuonare con forza, diventando un punto di riferimento per studenti, professionisti, imprenditori e appassionati di business. Ma perché questo discorso continua a essere così attuale? E cosa possiamo imparare oggi dalle sue tre storie?

Approfondiamo il significato di ciascuna, inserendole nel contesto contemporaneo e individuando gli insegnamenti universali che ancora oggi possono guidare le nostre scelte.

Indice
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Il discorso e le tappe della vita per Steve Jobs

Tre storie voglio raccontare. La prima sull’unire i puntini, la seconda sull’amore e la perdita. La terza infine sulla morte.

Un unico discorso, in cui si condensò non solo la vita del magnate ma anche quella di ciascuno.
Si parte cercando di capire la propria strada, una volta individuata si tenta e si ritenta. A volte ci sono successi, e a volte si fallisce. Infine, bisogna confrontarsi con la realtà della vita. Ossia che prima o poi essa è destinata a concludersi.

Per un giovane appena laureato, ancora distante dal mondo del lavoro, forse solo la prima parte è comprensibile. Dopo aver conquistato l’attestato la strada si è appena aperta, salvo rare eccezioni. Ma è meglio prepararsi al fatto che quel foglio non è un lasciapassare universale. Aprirà qualche porta, molte o poche. Dipende da molti fattori.

Ma come dimostrò il CEO della Apple, una laurea non è tutto.
Perché la motivazione e le proprie passioni possono fare anche di più. Questo non per sminuire l’impegno di chi vuole formarsi, ma per ricordare che c’è di più fuori dagli atenei.

Prima parte: unire i puntini

La prima storia che Steve Jobs ha condiviso prende piede da quello che in realtà sembrava l’inizio di un percorso lineare. L’iscrizione al Reed College di Portland, in Oregon. Una scelta che all’epoca mise una certa pressione al ragazzo. Quel college aveva una retta non indifferente per il reddito dei genitori.

Le cose però andarono diversamente per lui. Dopo un solo semestre di corsi, Jobs lasciò il college senza neppure avvertire la famiglia. E anni dopo, al pubblico dei giovani laureati finalmente viene svelato il motivo. Non vedeva prospettive nello studio. Solo grosse spese per i genitori adottivi.

Ma lasciare il Reed College non significò abbandonare i corsi. Non più vincolato nella scelta delle lezioni, Steve Jobs si iscrisse ad alcuni corsi come uditore, tra cui la classe di calligrafia. Un corso seguito per svago ma che si rivelò fondamentale anni dopo per la creazione del primo Macintosh. La capacità tipografica superiore del Mac, diversa dai caratteri tecnici in voga all’epoca, tutto grazie a quel singolo corso.

Ottimo spunto per chi è alla ricerca di lavoro. L’insegnamento?
Mai limitarsi, ogni cosa appresa può tornare utile quando non ce lo si aspetta. Anche le esperienze che sembrano slegate dal nostro percorso possono diventare fondamentali.
È un invito a seguire la curiosità, a non avere paura di percorsi non convenzionali e a fidarsi del fatto che, prima o poi, tutti i punti si collegheranno. Suonare uno strumento, lo sport…potrebbero essere la differenza rispetto ad altri. Più che mai da considerare oggi come allora.

Seconda parte: amore e perdita

Scoprire ciò che si ama è bello, farlo in società con un amico anche meglio.
La seconda storia parla del clamoroso licenziamento da parte della Apple che il magnate subì a 30 anni.
L’azienda era infatti nata dal progetto congiunto con Wozniak, ingegnere elettronico e programmatore. Nel 1976 era partito tutto come una scommessa, per poi espandersi rapidamente. Ma a metà degli anni ’80 Sculley, amministratore delegato, entrò in conflitto con Jobs. E infine il cofondatore perse il posto.

Una delusione cocente, che si trasformò in un’opportunità di rinascita. Fondò NeXT e Pixar, due realtà che cambiarono la storia della tecnologia e dell’animazione. Pixar, in particolare, portò alla nascita di capolavori come Toy Story. Quando anni dopo tornò in Apple, le tecnologie di NeXT furono alla base del moderno sistema operativo macOS.

L’insegnamento?
La resilienza è fondamentale. Ciò che oggi appare come una sconfitta può essere, col senno di poi, una tappa cruciale verso il successo.
Una delusione nella vita può capitare, anche catastrofica. Eppure, questo non deve minare la passione che aveva fondato tutto. Infatti nonostante la vergogna Steve Jobs vide l’opportunità nella perdita subita. Ossia poter ricominciare a creare, libero dalla pressione di prima.

Tornando al momento particolare che si sta vivendo, tra chiusure e crisi, questo messaggio è fondamentale. Perdere il lavoro può capitare a tutti, persino al fondatore di un’impresa fiorente e in piena crescita. Ma si può ancora ricominciare, anche senza cambiare settore.
Soprattutto, mai mettere in dubbio le proprie capacità. Appena laureati è facile cadere vittima di sfruttamento nel lavoro. Ed è facile per tutti essere denigrati e allontanati per semplici incomprensioni, Non demordere è l’unica chiave.
Ripartire, magari reinventandosi
, si può fare anche se non si è più giovanissimi.

Il primo impiego del resto raramente si trasforma nell’ultimo. Negli anni ’80 c’era meno mobilità, ma ora tutto si fonda su questo. Anche da laureati occorre continuare a formarsi e informarsi, per non restare indietro.

Terza parte, il tempo è limitato

La terza storia affronta il tema più intimo e potente: la morte, come strumento di chiarezza.

Già il futuro fa paura ai laureati, figuriamoci la fine di tutto. Eppure la terza storia, quella sulla morte, conclude il pensiero nel modo migliore. Ossia ricordando che non c’è l’eternità per nessuno.
Non conta la ricchezza né la celebrità. Steve Jobs lo scoprì nel 2004 quando un controllo rivelò un tumore al pancreas.
La sorpresa così angosciante lo accompagnò per ore. Ma poi la biopsia rivelò che si trattava di una forma curabile, molto rara. Sfiorare la morte e poi sfuggire. Capita a pochi e lascia un segno indelebile. E il bisogno di condividere le situazioni provate, soprattutto.

L’ottimista di quel giorno d’estate non poteva sapere che cosa lo aspettava e che non era finita. Ma ciò che seguì non avrebbe cambiato il senso delle sue parole.
Jobs maturò una consapevolezza profonda. Ogni giorno vissuto come se fosse l’ultimo gli dava la forza di non sprecare il tempo in attività che non amava, liberandolo dal timore di deludere le aspettative altrui.

Bisogna rischiare, e non si ha nulla da perdere.

Sapere che il proprio tempo avrà un termine può portare a scelte avventate.
Paura di non averne abbastanza per realizzare determinati progetti, o per fare ciò che più si ama. Invece lo spirito da adottare è esattamente l’opposto.
Se la vita è breve, meglio passarla in modo felice. Terminerà comunque quando meno ce lo si aspetta, tardi per i fortunati e presto per i meno.
L’importante è averne fatto buon uso fino ad allora senza farsi influenzare. Perché a criticare le scelte degli altri tutti sono maestri.

Il messaggio centrale: “Il vostro tempo è limitato, per cui non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro“. Ed è proprio con questa visione che conclude il suo discorso con la celebre frase:  Siate affamati, siate folli.
Così si conclude il discorso di Steve Jobs. Parole prese in prestito da una pubblicazione denominata The whole Earth catalog.

Ai laureati e non, scoraggiati dal presente, queste parole ricordano il futuro. Dato che ciascuno lo può costruire, non è il caso di darsi per vinti.
 

Cosa significa “Stay Hungry. Stay Foolish”?

La celebre espressione, che possiamo tradurre come “Siate affamati. Siate folli“, è un invito a vivere con passione, curiosità e coraggio.

“Stay hungry” significa non accontentarsi mai, continuare a cercare, imparare, evolversi. È l’atteggiamento di chi vuole sempre migliorarsi, senza fermarsi a ciò che è già stato raggiunto.

“Stay foolish” invita invece a non aver paura di osare, anche quando le scelte sembrano illogiche o controcorrente. Significa accettare il rischio dell’errore, mantenere uno sguardo creativo e aperto, non lasciarsi frenare dalla paura del giudizio altrui.

Insieme, queste parole esprimono una filosofia di vita dinamica, anticonformista e autentica, capace di ispirare chiunque voglia lasciare il segno.

Perché il discorso di Steve Jobs è ancora attuale?

In un mondo dominato da cambiamenti rapidi, incertezza lavorativa e ricerca di senso, le parole di Steve Jobs sono una bussola. Parlano di autenticità, passione, resilienza, e del coraggio di seguire il proprio intuito.

Questi concetti sono oggi al centro delle riflessioni sul lavoro, sull’educazione e sull’innovazione.
Università, startup, manager e studenti continuano a trarre ispirazione da un discorso che, pur breve, ha saputo condensare l’essenza della visione di Jobs.

Steve Jobs non ha solo rivoluzionato l’informatica. Ha lasciato in eredità un modo di pensare, di progettare, di vivere.
Il suo discorso a Stanford è diventato un testo di riferimento non solo per chi ama la tecnologia, ma per chiunque cerchi ispirazione per costruire una vita significativa.

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