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Stipendi dei ricercatori italiani: netto divario con Germania e Francia

Stipendi dei ricercatori italiani: netto divario con Germania e Francia

Stipendi dei ricercatori italiani drammatico divario con Germania e Francia
  • Sara Elia
  • 12 Giugno 2023
  • Università
  • 4 minuti

Stipendi dei ricercatori italiani: netto divario con Germania e Francia

Studi recenti riportano che i ricercatori italiani guadagnano la metà rispetto ai professionisti in Germania e Francia. Ma non solo! I risultati riportano anche che fanno carriera più tardi.

Analizziamo insieme la problematica e le cifre degli stipendi in Europa.

Indice
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Essere ricercatori in Italia: i risultati dello studio

Uno studio, condotto dall’Università della California-Berkley conferma quanto non sia semplice essere ricercatori in Italia.
“The Attractiveness of European Higher Education Systems: A Comparative of Faculty Remuneration and Career Paths” svela le differenze tra Paesi. Prendendo a campione Italia, Germania, Regno Unito e Francia. Queste nazioni infatti rappresentano i mercati più ampi nel mondo accademico europeo.
 
Dallo studio è emerso che i ricercatori italiani guadagnano molto meno rispetto ai maggiori Paesi del continente. Nel nostro Paese a inizio carriera si percepisce mediamente un salario di 28.256 euro. Procedendo, sempre in una posizione analoga:
  • Regno Unito: stipendio da 49.168 euro;
  • Francia: si arriva a 50.000 euro;
  • Germania: migliora ulteriormente con un guadagno di 52.689 euro
La differenza che esiste tra l’Italia e gli altri Stati europei in ramo accademico è dunque evidente anche in via ufficiale. E insieme ad essa anche le diverse possibilità di carriera e di stipendio. 
Il problema è stato messo in evidenza anche dagli stessi accademici, che si trovano spesso costretti a trovare lavoro al di fuori del nostro Paese.
 
La cosiddetta “fuga di cervelli”, oltre ad uno stipendio più basso ha le sue cause anche le difficoltà nel fare carriera. Un percorso lungo, tortuoso, fatto di sacrifici e che spesso non si concretizza nemmeno. 
 

Ricercatori e percorso di carriera

Anche facendo carriera la situazione rimane analoga:
  • Italia: si guadagnano 40.998 euro;
  • Francia: 44.522 euro;
  • Regno: 69.385 euro;
  • Germania: tra i 69.328 euro in Baviera e i 70.333 euro in Renania.
Chi riesce a diventare professore ordinario invece percepisce:
  • Italia: circa 56.335 euro;
  • Francia: in media 57.178 euro.
  • Renania: media di 74.838 euro;
  • Baviera: di 82.627 euro;
  • Gran Bretagna: circa 91.973 euro. 
I numeri evidenziano una differenza netta negli stipendi, a partire dai ricercatori arrivando ai professori.
A peggiorare la situazione degli stipendi dei ricercatori italiani intervengono due grandi problemi ancora non risolti dallo Stato. Stiamo parlando dell’alta tassazione e il mancato adeguamento rispetto alle varie situazioni familiari.
 
Infatti in Italia non esiste una maggiorazione in caso di figli a carico né viene considerata la spesa differente tra diverse città. Nel resto d’Europa i giovani possono accedere a queste agevolazioni. E grazie a ciò vedono una netta crescita di studenti. Ad esempio in Germania il mondo accademico ha visto una crescita del 7% tra gli under 40. In Italia la stessa fascia d’età negli ultimi anno è diminuita del 28%. 
 

Trasferimento all’estero fin dagli anni di formazione

In Italia il fenomeno dei ricercatori in fuga all’estero si sta diffondendo sempre di più. Ma il trasferimento non si limita a questa categoria di professionisti.

Andiamo alle radici della questione.  In Italia la maggior parte dei giovani ambiscono ad un futuro lavorativo al di fuori dei confini fin dagli anni di formazione. 

Varie ricerche riportano che la maggior parte di studenti post maturità annovera l’idea di trasferirsi all’estero, con una percentuale del 39%. Solo il 17% la esclude, mentre il 44% la considera come una tra le alternative da valutare con attenzione.

La fase più indicata per farlo sarebbe quella immediatamente successiva alla scuola. Dati riportano che:

  • 43%: vorrebbe formarsi all’estero per poi cercare un’occupazione stabile nel Paese d’accoglienza;
  • 41%: vorrebbe studiare in Italia per poi trasferirsi all’estero nella speranza di avere maggior opportunità di crescita professionale;
  • 16% studierebbe all’estero per poi rientrare in Italia  con un bagaglio più ricco di esperienza. 

Quest’ analisi fa emergere una realtà molto preoccupante. La maggior parte dei giovani desiderano trasferirsi all’estero senza immaginare un possibile ritorno in patria, nemmeno sul lungo periodo:

  • 20%: desidera rimanere fuori dai confini nazionale per sempre;
  • 43% tornerebbe in patria solo nel caso in cui l’esperienza fosse particolarmente deludente;
  • 37%: considera di poter pensare in un futuro di rientrare in Italia.

Altre categoria di professionisti in fuga all’estero

La categoria dei medici segue a ruota quella dei ricercatori.

Lo Stato italiano spende per la formazione di ogni studente in ambito medico in media ben 150mila euro. Suddivisi in 25mila per i sei anni prima della laurea e 128mila per specializzazione e tirocini. 

Nonostante questo all’incirca 1000 medici decidono di abbandonare il nostro Paese. Si tratta quindi di più di 150 milioni all’anno regalati dall’Italia ad altri Paesi che hanno la fortuna di ritrovarsi con medici già formati.

Tra le leve principali di fuga:

  • stipendi mediamente più bassi rispetto ai colleghi europei.
  • pandemia di Covid-19;
  • tetti di spesa alle assunzioni;
  • anni di spending review.

Il fenomeno aggrava inoltre la carenza di medici e personale sanitario. E di coloro che lasciano il Servizio pubblico per andare a lavorare in cliniche private. O, come vedremo meglio in seguito, a fare il medico gettonista ovvero a chiamata.

Destinazioni principali per fare carriera all’estero: Germania, Inghilterra, Francia e Spagna. Le prime due sono le destinazioni preferite, mentre Francia e Spagna stanno crescendo perché si trovano stipendi più alti.

In Germania si guadagna quasi il doppio, mentre in Inghilterra e Francia si guadagna circa un terzo in più. All’estero inoltre esiste una maggiore considerazione dell’atto medico e la carriera è praticamente automatica.

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Sara Elia
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