Università Roma Tor Vergata: tasso di occupazione al 82% un anno dalla laurea
Il Rapporto di AlmaLaurea 2023 colloca Università Roma Tor Vergata al primo posto tra gli atenei generalisti del Centro Sud Italia.
Scopriamo insieme perché e come riversano le condizioni universitarie nel nostro Paese!
Il successo dell’Università Roma Tor Vergata
- meno 6mila unità (2%) rispetto al 2021/2022: immatricolazioni di 295.660 studenti di cui 129.085 uomini e 166.575 donne;
- quasi 17mila in meno (5,4%) rispetto al biennio precedente anni prima: nell’anno accademico 2021/2022 le immatricolazioni arrivavano a 301.776 (di cui 169.981 maschi e 131.795 femmine).
Università Roma Tor Vergata: immatricolazioni vs abbandono universitario
Il successo dell’Università Roma Tor Vergata è tale soprattutto ove confrontato con gli attuali allarmanti dati sugli abbandoni universitari.
In Italia infatti il record di abbandoni è infatti alle stelle. I dati, provenienti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, fotografano una fase di crisi per gli studenti. L’anno accademico appena concluso si è attestato come quello che, nell’ultimo decennio, ha registrato il maggior numero di abbandoni. Ben il 7,3% degli iscritti, 23.600 studenti, ha lasciato gli studi al primo anno.
Gli effetti negativi del calo di iscrizioni ed abbandoni pesano sul livello di istruzione del nostro Paese. E nel corso del tempo creano un gap rispetto agli altri atenei internazionali.
Ad oggi gli ultimi dati della Commissione europea, in merito all’istruzione, collocano il nostro Paese al penultimo posto. La percentuale è di soli 31,2% di laureati al di sotto della media europea che si attesta al 41,1%.
Gli abbandoni universitari sono inoltre un peso economico tanto per le famiglie degli studenti quanto per la pubblica amministrazione. Il costo complessivo dovuto agli abbandoni si aggirerebbe intorno ai 35 milioni di euro per le tasche familiari. Per quanto riguarda la collettività causa invece una perdita di circa 170 milioni di euro annui.
Divario tra Nord e Sud
Nel 2023 la scuola in Italia è regionalizzata. Ciò significa che funziona in maniera differente nelle varie aree del Paese. Molte regioni del Nord sono sede di istituti scolastici, soprattutto universitari, estremamente avanzati. Tanto da primeggiare nella rivalità con i principali atenei europei.Nel Sud invece la situazione è completamente opposta in base alle competenze rilevate dai test standardizzati internazionali.
Ad oggi quindi, se il Nord è in netto vantaggio, il Sud arranca. Mediamente, i risultati in Italia non sono tra i migliori. I dati riportano un’evidenza di forti differenze tra Nord, Centro, Sud e isole. Nord e del Centro raggiungono entrambi percentuali superiori al dato generale. Il Nord soprattutto si attesta sopra la media, in particolare Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta emergono sulle altre.
Al contrario nel Sud e nelle Isole in molti hanno solo la terza media e, per chi arriva fino in quinta superiore, molti non raggiungono nemmeno il livello base in Italiano (superano il 60% del totale. Problema ancora peggio in matematica, dove la percentuale sale a 70%. Solo il 20% conosce l’inglese a livello medio-buoni.
Quattro, in particolare, le regioni che destano le maggiori preoccupazioni: Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna.
Facoltà a rischio chiusura
Ad oggi gli atenei meridionali sono quelli meno frequentati da nuove immatricolazioni. Se dell’Università Roma Tor Vergata è in costante crescita sul numero di immatricolazioni, non si può dire certo lo stesso sulla maggior parte degli altri Atenei,
Il decremento generico è di mezzo punto percentuale sul biennio e di 0,2 punti in 12 mesi. In totale, le università del Sud accolgono il 27,8% dei 295.660 immatricolati nel 2022/2023. Alcune facoltà sono già a rischio chiusura per il bassissimo numero di nuovi iscritti. E la situazione non farà che peggiorare di qui a breve. È infatti previste che, a causa dello spopolamento e conseguente calo di immatricolazioni, alcune università dovranno chiudere.
La situazione causata dal calo delle iscrizioni diventerà ancora più allarmante nel 2040. Osserviamo l’attuale classifica dei principali Atenei a rischio chiusura in Italia:
- Sannio
- Foggia
- Casamassima – LUM
- Salento
- Salerno
- Bari
- Bari Politecnico
- Napoli II
- Basilicata
- Roma UNINT
- Cagliari
- Napoli l’Orientale
- Napoli Benincasa
- Messina
- Molise
- Napoli Federico II
- Enna – KORE
- Napoli Parthenope
- Sassari
- Perugia Stranieri
- Roma Biomedico
- Catania
- Roma Europea
- Reggio Calabria
- L’Aquila
- Roma Foro Italico
- Macerata
- Chieti e Pescara
- Roma LUMSA
- Marche
- Teramo
- Calabria
- Castellanza LIUC
- Aosta
- Milano San Raffaele
- Roma LUISS.