Università italiane in crisi: pochi laureati e elevato tasso di abbandoni
La fine dello scorso anno scolastico ha segnato anche un importante momento di riflessione sullo stato delle università italiane. La crisi degli iscritti all’università, già evidenziata prima della pandemia, si è confermata nel rapporto presentato alla Camera dall’Anvur.
Si tratta di una fotografia che punta i riflettori sul tema dell’università in crisi. Il rapporto è biennale ma l’ultimo, a causa della pandemia, è arrivato a cinque anni di distanza dal precedente. Vediamolo nel dettaglio.
Università in crisi: l’effetto del Covid sugli abbandoni universitari
Il lungo fermo dovuto alla pandemia da Covid-19 ha fatto toccare i minimi storici in termini di abbandoni universitari.
Il trend è in risalita e si sta di nuovo alzando il numero degli studenti che abbandona il corso di studi soprattutto tra il primo e il secondo anno.
Se parliamo di triennali, durante il lockdown, il numero di abbandoni è sceso al 12%. I dati incoraggianti si sono confermati fino all’A.A. 2019/2020. Già dallo scorso anno si è alzato nuovamente il numero degli abbandoni: poco più del 9% per i liceali e fino al 26,8% per i provenienti da un istituto professionale.
Abbandono universitario: un fenomeno che va oltre il primo anno
Quello dell’università in crisi non è un fenomeno che riguarda solamente il passaggio dal primo al secondo anno.
Il 20% degli abbandoni avviene infatti dopo il il terzo anno e poco più del 24% lascia dopo sei anni.
Il numero dei diplomati è aumentato del 16% nell’ultimo decennio ma il numero attuale di laureati in Italia resta comunque non incoraggiante. In questo senso ci sono grosse differenze tra le Regioni. L’Italia con il suo 28,3% di laureati tra i 25 e i 34 anni è ancora molto indietro rispetto alla media Ocse. Quest’ultimo dato si assesta infatti al 47,1%.
Università in crisi: i divari territoriali
Una disamina anche solo leggermente più approfondita mette in luce una situazione multi sfaccettata per l’università in crisi.
In primis la situazione non è omogenea perché ci sono delle notevoli differenze tra le Regioni.
Secondo l’Anvur gli studenti tendono a privilegiare delle soluzioni di studio fuori sede scegliendo spesso le università del Centro e del Nord.
Le università del Sud hanno chiuso l’anno accademico 2021/2022 con un saldo decisamente negativo in termini di immatricolati.
Università in crisi: perché si lascia cosi frequentemente?
Attualmente sono mezzo milione gli studenti che abbandonano l’università prima della laurea.
Questo è un dato che fa riflettere soprattutto se avvicinato a un altro dato, quello delle immatricolazioni.
Ogni anno sono poco meno di 400.000 le nuove matricole di queste università in crisi. Si tratta soprattutto di neodiplomati usciti da licei o istituti professionali.
Da più parti sono arrivati degli alert che puntano soprattutto a migliorare gli aspetti comunicativi all’interno delle aule universitarie.
Gli studenti che si trovano sotto eccessivo stress non riescono a vivere gli anni accademici con serenità e spesso abbandonano il percorso. Ognuno ha i suoi tempi e ogni studente dovrebbe essere incoraggiato.
La lotta agli abbandoni e il ruolo delle rappresentanze studentesche
Tra gli studenti universitari è stata riscontrata una preoccupante condizione di fragilità.
La situazione post pandemica ha confermato e peggiorato uno stato già critico tanto che oggi sono in molti a soffrire di stress, depressione e altri disturbi correlati allo studio universitario.
A questi si aggiungono i diffusissimi disturbi alimentari e del sonno. I ragazzi vengono fotografati come sempre più a rischio di andare incontro a problematiche serie.
Va da sé che il miglioramento della situazione ridurrebbe anche la tendenza all’abbandono universitario.
Università ed effetti della DAD
I giovani neodiplomati si sono ritrovati spesso soli durante i lunghi e ripetuti lockdown dovuti alla pandemia.
Dalla sicurezza di una classe e dalla presenza di docenti conosciuti, sono passati all’impersonale schermo di un computer. Tutto questo ha sicuramente reso più duro un passaggio dalle superiori all’università che non è facile già in condizioni ottimali.
Sappiamo tutti quanto possano essere diverse le metodologie di studio e le sfide didattiche per uno studente universitario rispetto a un liceale. L’isolamento dovuto alla pandemia ha reso ancora più pesanti situazioni dove si era già manifestata della fragilità, magari anche dovuta a situazioni famigliari non ottimali.
Una rinuncia spesso dovuta allo stress
Giovani spinti alla competizione e caricati di eccessive aspettative: sarebbero queste alcune delle cause di abbandono universitario secondo il rettore di Palermo.
I giovani neodiplomati si troverebbero sempre più spesso a vivere situazioni stressanti e pesanti. Tutto questo nel momento del delicato passaggio dal mondo scolastico a quello accademico.
Le matricole si ritrovano in molti casi da sole, caricate da stress e disagi. Il lungo periodo della pandemia ha reso ancora più marcate queste problematiche perché ha impedito ai giovani uno scambio comunicativo soddisfacente.
Università: triennali o magistrali?
L’incapacità dei docenti di essere presenti con sistematicità nei colloqui settimanali sembra un fenomeno trasversale. Ci sono però delle notevoli differenze tra triennali e magistrali per quanto riguarda i voti.
Le triennali hanno una media del 25,6 mentre le magistrali del 27,6.
Per quanto riguarda il voto di laurea gli studenti delle magistrali si impongono molto spesso obiettivi più ambiziosi: la media è di 108 punti.
Guardando invece ai vari corsi di laurea gli studenti di area umanistica escono con i voti più alti.
Anche il voto di laurea si assesta su una media del 107,3. Seguono gli studenti che frequentano accademie d’arte e di design, seguiti dai futuri psicologi e dai linguisti.
I voti più alti: si conferma l’ambito umanistico
Sono gli studenti di area umanistica a ottenere in generale votazioni più alte.
Anche alla luce dei dati relativi al 2022 il primato lo detengono loro con una media di poco meno del 28 agli esami e del 107,3% per il voto di laurea.
All’Università Internazionale di Roma ci si laurea mediamente con 103,9.
Tra le università pubbliche la prima è quella di Foggia con una media del 103,3.
Per quanto riguarda le lauree a ciclo unico si conferma con una media alta sul voto di laurea sia l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano che l’Università Politecnica delle Marche.
Per concludere
Siamo arrivati alla fine di questo contributo dedicato all’università e al fenomeno dell’abbandono universitario.
Per parlare della scelta di interrompere gli studi siamo partiti dalla relazione presentata alla Camera da Anvur.
Si tratta di una fotografia puntuale che suscita molte domande e che arriva a cinque anni dopo la penultima a causa della pandemia.
Sono stati proprio i ripetuti lockdown a contribuire a far peggiorare delle condizioni già diffuse di fragilità e difficoltà.
Proprio sull’autostima degli studenti e sul sostegno da parte di tutti è necessario lavorare per ridurre la percentuale di rinunce agli studi.