Università: gruppo di esperti lavora sulle specializzazioni mediche
Novità in arrivo da parte del mondo dell’Università per quanto riguarda le specializzazioni mediche. È infatti in corso da mesi un tavolo di discussione che mira a risolvere lo spinoso problema della carenza di esperti medici, soprattutto in determinati rami e in specifiche specializzazioni.
È importante risolvere la questione del numero chiuso, che dovrà ovviamente essere mantenuto, ma si aspira a rendere tale numero chiuso finalmente sostenibile.
Sostenibile soprattutto per il Sistema Sanitario Nazionale, che da anni (e soprattutto durante e dopo l’emergenza Covid-19) deve fare i conti con una carenza, soprattutto nell’ambito di determinate specializzazioni mediche.
Ecco dunque che entrano in campo le Università, che avranno il compito di individuare quali sono, attualmente, le specializzazioni più carenti.
Specializzazioni mediche: Università al lavoro per individuare i settori carenti
Uno dei compiti che l’Università dovrà assolvere riguarda la programmazione del fabbisogno totale di esperti nelle varie specializzazioni mediche. In particolare, dovranno essere individuate quelle specializzazioni mediche che, a livello del Servizio Sanitario Nazionale, risultano estremamente carenti allo stato attuale delle cose.
In realtà, l’Università è già al lavoro sulla questione da mesi: risale allo scorso gennaio 2023 l’istituzione, da parte del Ministero dell’Università e della Ricerca, di un gruppo di esperti per risolvere la questione.
Nel dettaglio, gli esperti stanno lavorando ad una soluzione in merito al numero programmato, tanto temuto dagli studenti.
Ovviamente, non è possibile e anzi è totalmente impensabile che il numero programmato venga abolito. Gli esperti sono però attualmente al lavoro per rendere tale numero programmato sostenibile.
E non si tratta di una sostenibilità pensata per gli studenti italiani, quanto piuttosto atta a soddisfare il reale fabbisogno del Servizio Sanitario Nazionale.
Specializzazioni mediche: quali sono le più carenti secondo l’Università
Sebbene lo studio da parte degli esperti dell’Università sia partito dallo scorso gennaio 2023, la ripresa dei lavori che riguarderanno soprattutto la formazione delle specializzazioni mediche è avvenuta lo scorso 7 luglio.
Gli esperti designati dall’Università hanno infatti analizzato nel dettaglio il Servizio Sanitario Nazionale, scoprendo che, nei prossimi sette anni, il fabbisogno totale di nuovi medici è pari a circa 30.000 nuove figure.
Il gruppo selezionato dall’Università ha poi proseguito con lo studio delle specializzazioni mediche più carenti, che però sarà necessario impiegare per garantire un Servizio Sanitario Nazionale efficiente.
Queste, stando agli studi, sembrerebbero essere le specializzazioni mediche dove si registrano le carenze maggiori:
- anestesia e rianimazione
- emergenza-urgenza
- microbiologia
- virologia.
Si tratta di quelle specializzazioni mediche che, ad oggi, sembrano essere meno attrattive per i futuri medici. Gli esperti dell’Università sono dunque attualmente all’opera per trovare una soluzione al problema, e per rendere più attraenti queste specializzazioni mediche attualmente poco scelte dagli studenti di Medicina e Chirurgia.
La carenza di specializzazioni mediche in Italia: numeri e statistiche
Quella delle specializzazioni mediche in Italia è una carenza profonda e significativa. Purtroppo, non sono solo i medici di medicina generale a mancare, ma anche gli operatori ospedalieri.
Si tratta di una carenza dannosa per la salute dei cittadini, dato che, oltre al personale medico, è stato stimato che sono circa 100.000 i posti letto attualmente mancanti.
Il personale medico ospedaliero ha una carenza che, come detto, è pari a 30.000 unità circa. Allo stesso modo, manca anche il personale sanitario: sono circa 70.000 gli infermieri che mancano agli ospedali.
Altra statistica che preoccupa molto è quella del cosiddetto depotenziamento in sanità. Dal 2011, sono stati ben 125 gli ospedali costretti a chiudere. E si tratta di cifre assurde, che corrispondono al 12% delle strutture ospedaliere italiane.
Allo stesso modo, si è assistito ad un repentino crollo dei posti letto in ospedale. Se nel 2020 c’erano più di 257.900 posti, nel 2021 tale numero è sceso a circa 236.400 unità.
Dai Pronto Soccorso, infine, arriva uno de dati più preoccupanti. Mancano infatti più di 4.000 medici, anche a causa del fenomeno delle dimissioni.
Solo nei primi mesi del 2022, da gennaio fino a luglio, si sono dimessi circa 100 medici di Pronto Soccorso ogni mese. Per un totale di 600 unità dimesse volontariamente.
Università e medicina: l’esodo degli specialisti
Altra situazione che fa preoccupare moltissimo e che dovrà essere tenuta in considerazione da parte degli esperti designati dall’Università riguarda l’esodo delle specializzazioni mediche.
Detto molto semplicemente, una delle cause che sta dietro alla carenza di personale medico e sanitario in Italia è che i medici e gli specializzandi preferiscono proseguire le proprie carriere all’estero invece che restare nel nostro Paese.
Questa tendenza si manifesta soprattutto nei medici neolaureati, alla costante ricerca di migliori opportunità all’estero.
Sono più di 1.000 ogni anno i giovani medici che, alla ricerca di un impiego più favorevole, si spostano all’estero. E non si tratta di un esodo legato solamente alla ricerca di condizioni economiche più vantaggiose e stipendi più alti. I neolaureati cercano soprattutto condizioni lavorative migliori di quelle garantite in Italia.
A questa situazione si aggiunge anche la piaga delle dimissioni che, come visto al paragrafo precedente, colpisce soprattutto il Pronto soccorso.
Il problema dei medici “gettonisti”
Oltre alla situazione relativa alla carenza di specializzazioni mediche, che si auspica venga finalmente risolta dagli esperti dell’Università designati dal Ministero, ci sarebbero anche moltissime aree di intervento sulle quali la Sanità Pubblica dovrebbe concentrarsi.
Da anni, infatti, il Servizio Sanitario Nazionale, nel tentativo di risolvere almeno temporaneamente la problematica del deficit di medici e di specializzazioni mediche negli ospedali, si affida ai cosiddetti medici “gettonisti”.
Tali medici sono assunti mediante cooperative, nel tentativo di rispondere al problema della carenza di personale. Si tratta di una situazione che, purtroppo, causa danni alle casse dello Stato.
Senza contare, infine, che la presenza dei gettonisti è una delle cause dell’esodo dei medici dipendenti ospedalieri.
A fare le spese di questa difficile situazione in cui versa il Servizio Sanitario Nazionale sono ovviamente i cittadini. Sebbene il diritto alla salute sia da garantire a tutti, così come stabilito dall’Art. 32 della nostra Costituzione, la realtà è ben diversa. La carenza di medici rende il SNN sempre meno pubblico e meno garantito.
Si auspica quindi un intervento adeguato da parte del Governo.