Ddl Ferragni: maggiore trasparenza sulla beneficenza
Già dopo la sua approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, il nuovo decreto che imporrà maggior trasparenza agli influencer aveva già un nuovo nome. I più lo conosceranno già come ddl Ferragni, anche se questo non è il sui nome ufficiale.
Il Decreto trova infatti la sua origine dallo scandalo che ha interessato l’influencer Chiara Ferragni, dalla quale ha mutuato per l’appunto la denominazione.
Approvato dal CdM lo scorso 25 gennaio, imporrà a influencer e micro-influencer delle regole da rispettare per le operazioni di beneficenza.
Il ddl Ferragni, inoltre, prevede diverse sanzioni in caso di mancato rispetto delle suddette regole.
Scopriamo, più nel dettaglio, cosa prevede il nuovo disegno di legge che riguarda gli influencer che intendono fare beneficenza. Dai destinatari alla nuova regolamentazione, ecco tutte le novità introdotte dal ddl Ferragni.
I retroscena: il caso Balocco – Ferragni
Come anticipato, il ddl Ferragni nasce a causa dell’ormai ben noto caso Balocco – Ferragni.
La nota influencer, nel 2022, collaborò con l’azienda Balocco per la produzione di pandori firmati. Tuttavia, la campagna promozionale condotta ha lasciato intendere che parte del ricavato ottenuto dalle vendite dei prodotti sarebbe andato in beneficenza all’ospedale torinese Regina Margherita, per nuovi macchinari e per sostegno alla ricerca sul cancro.
Nei mesi, è emerso però che l’azienda Balocco aveva già fatto, precedentemente e indipendente dalla vendita del pandoro, una donazione. Le aziende di Chiara Ferragni, invece, non hanno contribuito economicamente alla donazione.
Le implicazioni per Chiara Ferragni e per la Balocco sono ormai note ai più: l’Antitrust ha previsto una sanzione pari ad un milione di euro.
Da questa controversa vicenda e dalla necessità di trasparenza quando si tratta di beneficenza prende le mosse il nuovo ddl Ferragni.
Cosa prevede il ddl Ferragni
Diversi sono gli articoli del ddl Ferragni che impongono a influencer, creator e aziende di condividere tutte le informazioni necessarie per la trasparenza.
In particolare, il decreto riguarda tutti i prodotti in edizioni limitate o oggetto di collaborazione con volti noti. Ma il ddl Ferragni va oltre: anche quei prodotti che verranno legati al sostegno di una specifica causa, o al sostegno della ricerca, verranno interessati.
Secondo quanto disposto dalle nuove regole, il prodotto dovrà riportare in confezione tutte le indicazioni necessarie a garantire trasparenza. Dovranno cioè essere riportati destinatari dei fondi, effettive somme da donare (o la percentuale sui ricavi), le effettive finalità della campagna di beneficenza.
Il tutto per garantire al consumatore finale il pieno accesso alle informazioni in merito alla campagna che sosterrà col suo acquisto.
Ma c’è di più: le informazioni in confezione non bastano. Il decreto prevede infatti che gli organizzatori dovranno comunicare con l’AGCM (l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) tutte le informazioni sulla campagna di beneficenza.
Viene inoltre stabilito, come limite massimo per effettuare la donazione, un tempo pari a tre mesi.
Le sanzioni previste dal ddl Ferragni
Il ddl Ferragni prevede anche le sanzioni da applicare a coloro che non rispetteranno gli obblighi di trasparenza.
Le sanzioni pecuniarie previste vanno da 5.000 fino a 50.000 euro, qualora l’AGCM dovesse individuare irregolarità.
Sarà proprio l’AGCM a vigilare sulla trasparenza delle attività benefiche, segnalando sul proprio portale istituzionale procedimenti a carico di aziende, influencer e content creator.
I soggetti coinvolti, inclusi gli influencer, dovranno comunicare mediante i propri canali ufficiali eventuali sanzioni a proprio carico. Si tratta di una disposizione contenuta nel ddl Ferragni, che permetterebbe di aumentare la trasparenza.
Tutte le attività escluse
Stando al testo del disegno di legge, non tutte le attività di beneficenza saranno soggette alle nuove regole.
Il ddl Ferragni non verrà applicato in caso di promozione e vendita al pubblico se realizzata da enti non commerciali.
Nel dettaglio, non saranno tenuti a rispettare le nuove regole enti non commerciali che creano raccolte fondi destinate all’auto finanziamento.
Tra le attività escluse dalle regole che verranno applicate col nuovo ddl Ferragni, inoltre, anche quelle che riguardano gli enti religiosi.
In particolare, se l’ente religioso ha firmato accordi specifici con lo Stato relativamente alla raccolta per beneficenza, potrà non tenere conto del ddl Ferragni. E non rischierà alcuna delle sanzioni economiche da questo previste.
I destinatari del ddl Ferragni
Anche se li abbiamo già accennati nel corso dei paragrafi precedenti, analizziamo ora più nel dettaglio i destinatari del ddl Ferragni.
Le nuove regole sulle operazioni di beneficenza si applicano innanzitutto ad aziende e professionisti. Anche se non esplicitamente chiarito all’interno della bozza del decreto beneficenza, è probabile che siano interessati anche le cooperative e gli operatori del terzo settore, che dunque dovranno tenere conto delle nuove regole.
Ovviamente, anche content creator, influencer e micro-influencer verranno interessati.
Interessante notare come non venga espresso alcun principio di proporzionalità. Nell’assegnare le sanzioni, infatti, non si terrà conto delle dimensioni dell’azienda o della popolarità dell’influencer. Un nano-influencer, insomma, verrebbe valutato al pari di un influencer noto al grande pubblico.
È auspicabile che, su questo specifico dettaglio, si intervenga. Il rischio, infatti, è quello di scoraggiare piccole realtà, micro-imprese e content creator a dedicarsi ad attività e raccolte fondi benefiche.
Dubbi sull’efficacia del ddl Ferragni
Già dalle prime ore dopo la diffusione della bozza del ddl Ferragni, gli interventi in merito al decreto ed alle sue disposizioni sono stati moltissimi.
In primis è intervenuta la diretta interessata, Chiara Ferragni, che ha dichiarato di essere “lieta che il governo abbia voluto velocemente riempire un vuoto legislativo”.
Tuttavia, dopo l’intervento della popolare influencer, si sono susseguite diverse opinioni, che hanno esposto vari dubbi sul contenuto del decreto.
Per citarne uno, l’intervento del Codacons è quello che ha permesso di esternalizzare i dubbi che molti influencer e aziende avranno sicuramente al momento.
Innanzitutto, il Codacons ha sottolineato che, spesso, per chi crea contenuti distinguere nettamente attività di beneficenza da attività commerciali è quasi impossibile.
Inoltre, dato che su un singolo post si possono guadagnare fino a 75.000 euro, una multa da 50.000 euro sembra eccessiva.
Sottolineiamo tra l’altro che un guadagno da 75.000 euro è previsto per influencer molto noti. I micro e nano-influencer, di certo, non guadagnano cifre tanto elevate per i propri post.