Test di Medicina e Odontoiatria 2016: l’analisi della prova

Test di Medicina e Odontoiatria 2016: l'analisi della prova

7 settembre 2016 – Il Test di Medicina e Odontoiatria si è concluso e siamo in grado di fare una prima analisi della prova che è stata somministrata.

 


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La prima grande novità, anche se la avevamo già annunciata in precedenza, è la mancanza di quesiti della tipologia Cambridge. Questo si poteva immaginare, anche se non era scontato, in virtù del fatto che quest’anno non si è più occupato il Cambridge Assessment della realizzazione dei quesiti ufficiali. I quesiti di logica sono stati nuovamente formulati secondo il modello dell'”indovinello” tipico dei test pre 2013 e dei concorsi pubblici italiani. Rispetto alle formulazioni molto spostate sul “problem solving” tipiche dei quesiti Cambridge si registra dunque un enorme passo indietro poiché gli indovinelli – che risultano per loro stessa natura nozionistici e spesso banali – sono accessibili anche allo studente totalmente impreparato, che diventa difficilmente distinguibile in sede di graduatoria da quello preparato.

Il quesito 1 è un chiaro esempio di quesito così facile da risultare banale, così banale da poter generare ragionevoli dubbi sulla presenza di un qualche trabocchetto che però non c’è: il quesito è proprio molto banale.

 


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La semplificazione della prova ha investito anche le altre discipline: anche i quesiti di chimica – fino all’anno scorso caratterizzati da una forte componente di problem solving – hanno assunto una forma prettamente nozionistica che, naturalmente, premia la fortuna e non mette alla prova nessuna competenza del candidato: il candidato che (magari casualmente) ricorda la nozione necessaria per rispondere correttamente accumula punti. A ciò si aggiunge il fatto che i quesiti nozionistici tendono a ripetersi: se si cerca su internet il testo del quesito 43 ci si accorge che varianti molto simili si trovano in diverse prove precedenti dei più svariati test di ammissione. Il problema della non originalità dei quesiti si risolve attraverso la formulazione di quesiti modello problem solving, che per loro stessa natura richiedono soluzioni ad hoc e richiedono di risolvere problemi, non di ricordare nozioni.

Come ultimo esempio del processo di semplificazione che ha investito il test 2016 si può considerare il quesito 57 (matematica), un quesito che sicuramente non avrebbe trovato spazio nei test degli ultimi tre anni e che risulta difficile da commentare per quanto è facile, richiedendo un semplicissimo calcolo della media aritmentica già noto agli studenti delle scuole medie.

Dunque, la prova in generale risulta decisamente più semplice rispetto agli ultimi anni, motivo per cui ci attendiamo un innalzamento dei punteggi minimi. Va ricordato comunque che la difficoltà della prova non incide sulla competitività del test, che dipende invece dal rapporto tra candidati e posti disponibili: che il test sia più semplice o più difficile, lo è per tutti. Ciò che dipende dalla difficoltà del test è invece l’efficacia della selezione: più il test è facile, più la graduatoria è casuale e non rispecchia le reali differenze di capacità e attitudini dei candidati.

I motivi per cui ci sia stata una così forte inversione di tendenza non sono del tutto chiari, si potrebbe ipotizzare che con un test evidentemente facile gli organizzatori sperano di spegnere sul nascere almeno le proteste (con relativi ricorsi) legate alla difficoltà delle domande. La sensazione è che ci sia la volontà di distogliere l’attenzione dai test di ammissione, che spesso gli anni scorsi erano stati al centro di polemiche anche molto infiammate: nessuna dichiarazione del ministro, poca risonanza dell’evento sui mezzi di stampa, ecc.

Se questo era l’obbiettivo possiamo considerarlo – in attesa della stagione dei ricorsi – raggiunto. Sorge però spontanea una domanda: Cui prodest? Certamente non i candidati.

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