Plutone: la sua storia e la polemica sul suo declassamento
Scopriamo insieme qualcosa di più su Plutone. Come è stato scoperto il pianeta nano? E cosa abbiamo imparato da questo corpo planetario ai confini del Sistema Solare?
Un po’ di storia
Quando nel 1871, è stato scoperto Urano, si era subito capito che ci fosse qualcosa di strano. La sua orbita infatti aveva dei modi di comportarsi non adeguati alla struttura planetaria. L’ipotesi più probabile, poi dimostratasi veritiera, è che ci fosse un altro pianeta nei pressi. Nettuno venne così scoperto nel 1846 da James Couch Adams e Frenchman Urbain Le Verrier. Ma ancora qualcosa non quadrava.
Le anomalie di Urano infatti erano solo in parte spiegabili con le perturbazioni di Nettuno. Probabilmente esistevano ancora due pianeti oltre. Fu così che l’astronomo Percivall Lowell chiamò Pianeta x il pianeta mancante. La lettera X indicava proprio la natura non nota.
Nel 1929 Clyde William Tombaugh, per cercare di venire a capo a questo rompicapo, utilizzò il metodo blinking. Era infatti necessario confrontare un gran numero di lastre fotografiche. Tramite il comparatore d’intermittenza era possibile scambiare due lastre che inquadravano la stessa parte di cielo a settimane di distanza. Fu proprio così che nel 1930 si scoprì un punto luminoso con un comportamento differente da quello delle stelle fisse. Si spostava infatti leggermente rispetto al cielo.
Dopo la scoperta di Plutone, si capì ben presto che il pianeta nano era troppo piccolo per avere influenza gravitazionale. Il motivo, come venne reso noto solo nel 1989 era questo: la massa di Nettuno era di poco minore rispetto a quanto calcolato.
Caratteristiche principali del pianeta nano
New Horizon e i nuovi dati ottenuti su Plutone
New Horizon è una sonda della Nasa che nel 2015 ha raggiunto il suolo di Plutone. Grazie ad essa abbiamo ad oggi numerosi dati per conoscere meglio il pianeta. Plutone si presenta alle immagini come un’enorme macchia a forma di cuore. Chiamata Tombaugh regio è un’immensa distesa di ghiaccio d’azoto, anidride carbonica e metano. Due sono le aree principali:
- una più liscia, giovane e priva di crateri che prende il nome di Sputnik Planitia;
- l’altra rugosa e irregolare.
Plutone è dunque un corpo geologicamente attivo. Una parte è inoltre composta da una depressione di circa 3 km generata da un impatto planetario. Sputnik Planitia è un ghiacciaio di 4 km che fluisce in modo attivo. Il ghiaccio d’azoto, al contrario di quello terrestre d’acqua, è più denso. Ciò significa che quando il ghiaccio fonde tende a risalire verso la superficie.
Esiste la probabilità che al di sotto si trovi dell’acqua liquida e nello specifico un oceano. Questo spiegherebbe il ri-orientamento di Sputnik Planitia e le fratture tettoniche.
Plutone inoltre risulta avere una sottile atmosfera composta da azoto, metano e diossido di carbonio. Ghiacci e atmosfera giornalmente attraversano un ciclo di sublimazione e condensazione. Di notte quindi congela sulla superficie e di giorno viene liberata come gas.
Riclassificazione di Plutone e polemica sul declassamento
Nel 2006 l’Unione Astronomica Internazionale ha deciso una formulazione univoca per il concetto di pianeta. Per essere definito tale è dunque necessario che:
- orbiti intorno al sole;
- sia di forma sferoidale;
- abbia ripulito la propria orbita da asteroidi e frammenti di roccia.
Plutone non rispettando quest’ultimo parametro, venne quindi considerato uno dei pianeti nani, a metà tra pianeta e asteroide.
Ai giorni nostri si è riaperta la polemica sul declassamento. Un gruppo di planetologi statunitensi si sta infatti battendo per la rivalutazione del corpo celeste. Una ricerca pubblicata sulla rivista Icarus da questi otto planetologi statunitensi ha dato l’avvio alla diatriba. La richiesta è quella di porre dei cambiamenti alla definizione di pianeta. Lo studio ricostruisce quanto si sia modificato il concetto di pianeta nel tempo.
Una volta la visione era più semplicistica ed influenzata da astrologia e almanacchi. Ed è proprio questo che avrebbe condotto gli studiosi a presupporre che il Sistema Solare avesse un numero limitato di pianeta. E di declassare Plutone. Soprattutto a riguardo dell’ultimo criterio utilizzato per il declassamento, diventa necessaria la sostituzione con il fatto che il corpo celeste sia o sia stato geologicamente attivo.
In questo modo Plutone verrebbe riabilitato. Ma ad oggi i pareri sono ancora discordanti. Scopriremo con il tempo cosa ci sarà in serbo per Plutone!