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Le proprietà funzionali dei nucleotidi: struttura molecolare e ruolo biologico

Le proprietà funzionali dei nucleotidi: struttura molecolare e ruolo biologico

nucleotidi - struttura molecolare e ruolo biologico
  • Nausicaa Tecchio
  • 1 Gennaio 2025
  • Consigli per lo studio
  • 4 minuti

Struttura molecolare e ruolo biologico dei nucleotidi

Quando si parla di nucleotidi ci si riferisce alle unità strutturali che vanno a comporre sia il DNA che l’RNA. Si tratta di composti chimici organici che comprendono una base azotata, una molecola di zucchero e una di acido fosforico. Dato che esistono in tutto cinque basi azotate ci sono altrettante tipologie di nucleotidi, escludendo quelli modificati da reazioni enzimatiche. 

La disposizione di questi composti determina le informazioni genetiche di una cellula animale o vegetale, ma hanno anche altre funzionalità a livello biologico. Sono coinvolti in diverse reazioni del metabolismo in quanto contribuiscono a formare molecole che immagazzinano energia o la trasferiscono. 

Indice
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La struttura dei nucleotidi

A livello chimico ognuno di questi monomeri si compone di tre elementi legati fra di loro. Vediamoli uno per uno:

  • Uno zucchero pentoso, ovvero che contiene cinque atomi di carbonio. Quello che troviamo nei monomeri del DNA è il desossiribosio (da cui acido debossiribonucleico) mentre nella struttura dell’RNA abbiamo il ribosio. Il primo ha formula bruta pari a C5H10O4, mentre il secondo C5H10O5. A livello di massa molecolare dunque il ribosio è più pesante del desossiribosio. 
  • Una base azotata, che definisce uno dei cinque tipi possibili di nucleotidi. Può trattarsi di una purina (adenina o guanina), formata da due anelli eterociclici azotati, o di una pirimidina (citosina, timina o uracile) che invece ha un solo anello. L’uracile è presente solo nei monomeri dell’RNA, così come la timina solo in quelli del DNA.
  • Una molecola di acido fosforico. Si tratta di un acido ternario con formula è H3PO4– ed è la sua presenza che conferisce la natura acida al DNA e all’RNA. A temperatura ambiente non risulta molto reattivo, ma può formare legami estere oltre che sali monoacidi o biacidi. 
Per formare un nucleotide lo zucchero si lega a livello del carbonio in posizione 1 con l’azoto in posizione 9 della base azotata nel caso delle purine. Le pirimidine invece legato l’azoto in posizione 1, sempre con un legame glicosidico. L’acido fosforico invece si unisce allo zucchero pentoso formando un legame fosfodiesterico con il carbonio in posizione 5.
 

Le funzioni biologiche delle unità degli acidi nucleici 

Il ruolo principale che si associa a questi composti organici è quello di formare i codoni e di conseguenza i geni che poi i ribosomi traducono in proteine.
I nucleotidi del DNA conservano il codice che conserva la composizione delle proteine, mentre quelli dell’RNA trasportano queste informazioni dal nucleo al citoplasma. 
Questi però sono solo i composti monofosfati, che legano una sola molecola di acido fosforico. Oltre a comporre gli acidi nucleici agiscono come coenzimi per alcune funzioni cellulari, Un esempio è l’NADH, un acronimo che sta per nicotinammide adenina dinucleotide. Come sappiamo ha il compito di trasferire gli elettroni nella fosforilazione ossidativa. 

Un altro esempio di coenzima ottenuto dalla modificazione di uno di questi composti è il CoA che interviene nel ciclo di Krebs, ossia il 3‘fosfoadenosina trifosfato. Ma non possiamo dimenticarci dei nucleotidi trifosfatici, ovvero l’ATP (adenosina trifosfato). Si ricavano dai monofosfatici a cui si aggiungono altri residui fosfatici. 

Negli organismi l’ATP svolge il ruolo di valuta energetica per le cellule dato che è sotto forma di questa molecola che si accumula l’energia le reazioni metaboliche del catabolismo. Questa si libera quando si scinde il legame con il terzo gruppo fosfato e l’ATP diventa ADP. In alcune reazioni perde anche il secondo gruppo fosfato diventando AMP. 

I legami che uniscono i nucleotidi 

La stabilità della struttura del DNA e dell’RNA dipendono da come i monomeri che li compongono si legano fra di loro. A tenerli uniti è il legame fosfodiesterico, una forma di unione covalente dove un atomo di fosforo è collegato a due molecole con legami esteri. A unire i due filamenti della doppia elica però ci sono solo dei legami idrogeno, che uniscono le basi azotate complementari.
 
Per formare il legame fosfodiesterico servono due nucleotidi, che si avvicinano esponendo due gruppi ossidrile (OH). Uno legato allo zucchero a livello di uno dei carboni del suo anello pentoso, mentre il secondo si trova unito al gruppo fosfato (PO43- ) dell’altro monomero. Attraverso una reazione di condensazione si rimuove una molecola d’acqua e il gruppo fosfato unisce i due anelli pentosi.
 
Questa tipologia di legame si mantiene stabile a pH neutro, dove il PO43-  ha una forte carica negativa. Questo permette al DNA  di formare interazioni elettrostatiche con altre molecole, tra cui le proteine istoniche e alcuni ioni metallici come lo zinco (Zn2+) e il magnesio (Mg2+). Inoltre è sempre questa carica negativa a permettere i meccanismi biologici come la duplicazione. 
 
Il legame fosfodiesterico può essere idrolizzato per consentire la riparazione del DNA o correggere degli errori di appaiamento fra le basi azotate. Esistono undici tipologie forme diverse di questo enzima, ma quella che si occupa di proteggere il genoma è la fosfodiesterasi di tipo 1, o meglio la tirosil-DNA fosfodiesterasi 1.
 

I farmaci che inibiscono le fosfodiesterasi 

Gli enzimi accennati al paragrafo precedente non si limitano a scindere i legami fra i nucleotidi degli acidi nucleici ma intervengono anche nella regolazione dell’AMP ciclico (cAMP). Si tratta di un nucleotide che ha funziona di messaggero intracellulare per attivare una risposta metabolica in risposta a un ormone. L’emivita del cAMP è breve perché lo si degrada subito dopo la trasmissione del segnale. 
 
A livello cardiaco la fosfodiesterasi di tipo 3 tuttavia regola anche la contrattilità muscolare. Se l’azione di questo enzima viene inibita si genera una vasodilatazione dovuta all’accumulo di calcio (Ca2+) all’interno della cellula. Di conseguenza la pressione arteriosa cala, rendendoli farmaci adatti per trattare l’ipertensione. Risultano invece pericolosi per chi soffre di pressione bassa.
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