Mismatch prismatico: il disallineamento tra formazione universitaria e mercato del lavoro
La relazione tra formazione universitaria e mercato lavorativo italiano resta complessa. Secondo il Rapporto AlmaLaurea 2025, oltre il 30% dei neo-laureati svolge un lavoro non correlato al proprio titolo accademico.
Questo fenomeno è noto come mismatch e riflette il disallineamento tra le competenze acquisite durante gli studi e le richieste delle aziende.
Di seguito le informazioni preziose del Rapporto AlmaLaurea 2025 sul “Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati”, presentate il 10 giugno.
Cosa dice il Rapporto AlmaLaurea 2025?
Il report si basa su dati raccolti da oltre 300.000 laureati di 80 atenei italiani, analizzando occupazione e caratteristiche dei laureati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento della laurea.
I dati AlmaLaurea 2025 mettono in luce il disallineamento tra università e mondo del lavoro, un fenomeno complesso influenzato da diverse variabili, conosciuto come mismatch.
Tra queste, spiccano il rapporto tra domanda e offerta di lavoro, l’origine sociale dei laureati, il genere e le scelte di autoselezione dei giovani che si affacciano al mercato del lavoro.
Ecco alcuni punti chiave:
- Un terzo dei laureati non utilizza le competenze acquisite: a un anno dalla laurea, il 39,3% dei laureati di primo livello e il 31,9% dei laureati magistrali svolgono lavori che richiedono un titolo diverso rispetto al loro percorso.
- Mismatch disciplinare: il fenomeno è più frequente in ambiti come lettere, arte, lingue, scienze sociali e comunicazione.
- Evoluzione nel tempo: a cinque anni dalla laurea, il mismatch diminuisce, ma coinvolge ancora un quarto dei laureati.
Il fenomeno del mismatch tra studi e lavoro è sempre più rilevante per i laureati.
Circa un quarto di loro dichiara di essere sempre meno disposto ad accettare lavori non coerenti con il proprio titolo di studio. Rispetto al 2016, si registra un calo di oltre 9 punti percentuali nella quota di chi accetterebbe senza condizioni un impiego non in linea con il percorso formativo.
Quali fattori influenzano il mismatch?
Secondo l’AlmaLaurea, il mismatch è un problema complesso influenzato da molte variabili, tra cui:
- Origine sociale: i figli di genitori laureati o provenienti da famiglie benestanti subiscono meno il fenomeno. Hanno maggiore accesso a esperienze formative, come studi all’estero, che migliorano le loro opportunità lavorative.
- Genere: le donne tendono a ricoprire maggiormente ruoli in cui il titolo di studio è richiesto, ma le competenze non vengono pienamente utilizzate.
- Motivazione della scelta accademica: la mancanza di una chiara motivazione culturale o professionale aumenta il rischio di disallineamento.
- Accettazione delle condizioni lavorative: i laureati mostrano sempre meno disponibilità ad accettare lavori non coerenti con il titolo conseguito.
Prospettive e miglioramenti
Il rapporto offre anche buone notizie.
A un anno dalla laurea, l’occupazione è in aumento, toccando il 78,6% per tutti i neo-laureati, il valore più alto dell’ultimo decennio. Anche le esperienze di studio all’estero e i tirocini curriculari, che migliorano le prospettive occupazionali, sono in crescita.
Tuttavia, ci sono ancora margini di miglioramento. Il tasso di occupazione dei laureati italiani è infatti ancora inferiore a quello dei paesi europei più avanzati come Germania, Francia e Regno Unito.
Per affrontare queste sfide e garantire un futuro lavorativo più stabile ai giovani laureati, sono necessari alcuni interventi volti a migliorare la qualità del sistema universitario italiano. È fondamentale che le Università collaborino con il mondo del lavoro per offrire una formazione più pratica ed orientata alle esigenze del mercato. Inoltre, è importante investire in programmi di stage e tirocini per permettere ai giovani di acquisire esperienza professionale durante gli studi.
Un altro aspetto cruciale da considerare è la valorizzazione delle competenze acquisite durante il percorso universitario.
Spesso i laureati italiani non riescono a mettere in evidenza le loro abilità e qualità nel mondo del lavoro, a causa di un sistema di valutazione ancora troppo basato sul voto finale e non sulla preparazione effettiva. È quindi necessario che le università lavorino anche su questo aspetto, offrendo ai propri studenti opportunità di sviluppo e riconoscimento delle loro competenze, sia in ambito accademico che professionale.
Profilo dei Laureati 2024: risultati principali
L’indagine sul Profilo dei Laureati 2024 evidenzia una stabilità generale dei principali indicatori, con alcuni miglioramenti e alcune criticità. Di seguito, i principali risultati.
Età alla laurea e regolarità negli studi: tendenze in calo
L’età media alla laurea nel 2024 è di 25,8 anni, un dato positivo rispetto al 2014 (26,5 anni), ma in lieve aumento rispetto al 2022 (+0,2 anni).
La regolarità negli studi, ovvero la capacità di concludere il percorso nei tempi previsti, riguarda il 58,7% dei laureati del 2024. Tuttavia, negli ultimi due anni si registra un calo della regolarità (-2,8 punti percentuali rispetto al 2023), probabilmente legato alla fine della proroga dell’anno accademico introdotta durante l’emergenza Covid-19.
Laureate donne: ancora poche nelle discipline STEM
Le donne rappresentano il 59,9% dei laureati nel 2024, una percentuale stabile negli ultimi dieci anni. Tuttavia, la presenza femminile nelle discipline STEM rimane bassa, fermandosi al 41,1%, in linea con i dati del 2014.
Famiglia e scelte formative
Il contesto socio-culturale incide sulle scelte accademiche.
Nel 2024, il 32,2% dei laureati ha almeno un genitore con un titolo universitario (28% nel 2014), mentre il 22,4% proviene da famiglie con origine sociale elevata (imprenditori, liberi professionisti o dirigenti).
Soddisfazione per il percorso universitario
Il 90,2% dei laureati si dichiara soddisfatto del corso di laurea scelto (nel 2014 era l’85,9%) e il 72,2% confermerebbe sia il corso che l’ateneo, in aumento rispetto al 66,7% del 2014.
Borse di studio in aumento
Nel 2024, il 27,8% dei laureati ha usufruito di una borsa di studio, un dato in crescita di 5,6 punti percentuali rispetto al 2014.
Anche la soddisfazione per le borse di studio è migliorata, con un aumento significativo sia per i tempi di erogazione che per l’adeguatezza dell’importo.
Mobilità per studio: Sud-Nord in crescita
La mobilità geografica per motivi di studio è in aumento: il 28,7% dei laureati del Sud ha scelto un ateneo in un’altra area geografica, confermando la tendenza verso il Centro-Nord.
La mobilità è più frequente tra i laureati provenienti da contesti socio-economici favoriti (34,3%) rispetto a quelli meno favoriti (23%).
Tirocini e studio all’estero in ripresa
Le esperienze di tirocinio curriculare hanno coinvolto il 61% dei laureati del 2024, un aumento di quasi 4 punti percentuali rispetto al 2021. Anche gli studi all’estero mostrano un incremento: il 10,3% dei laureati ha compiuto un’esperienza riconosciuta, con un aumento di 2 punti percentuali negli ultimi due anni.
Chi ha studiato all’estero ha una probabilità del 7,9% più alta di trovare lavoro entro un anno dalla laurea rispetto a chi non ha mai svolto un’esperienza internazionale.
Conclusione
Il Profilo dei Laureati 2024 offre una panoramica completa e utile per comprendere tendenze e criticità nel panorama universitario italiano, con un focus su indicatori chiave come regolarità negli studi, mobilità geografica e esperienze formative.
I dati e le analisi presentati confermano l’importanza di un elevato livello di istruzione per l’ingresso nel mercato del lavoro, nonché il valore aggiunto delle esperienze internazionali per migliorare le opportunità lavorative dei giovani laureati.
Inoltre, lo studio evidenzia il ruolo cruciale delle competenze trasversali come la capacità di apprendimento continuo, l’adattabilità al cambiamento e la conoscenza delle lingue straniere. Queste competenze sono sempre più richieste dalle aziende in un contesto globale e dinamico, e possono fare la differenza nella ricerca di un lavoro gratificante e ben retribuito.
In conclusione, i dati AlmaLaurea 2025 evidenziano un cambiamento significativo nell’atteggiamento dei laureati verso il mercato del lavoro, caratterizzato da una maggiore selettività, soprattutto in termini di retribuzione. La diminuzione della disponibilità ad accettare lavori a basso reddito sottolinea una crescente consapevolezza del proprio valore professionale e delle proprie aspettative economiche, segnando un’evoluzione nella ricerca di opportunità lavorative più soddisfacenti.