I dati del 26esimo rapporto di Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati
Il lavoro per neolaureati e laureati in Italia sta vivendo una trasformazione significativa. I laureati italiani sono sempre meno disposti ad accettare lavori a basso reddito, sotto la soglia dei 1.300 euro.
Questa è la fotografia dei dati del 26esimo “Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati” stilato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, che ha coinvolto circa 660.000 laureati di 78 atenei (a uno, tre e cinque anni dal conseguimento della laurea). I giovani laureati italiani stanno diventando sempre più selettivi riguardo alle opportunità di lavoro e non sono più disposti ad accettare stipendi bassi che non rispecchiano il loro livello di istruzione e competenze.
L’impatto degli stipendi bassi sulle scelte lavorative dei neolaureati
Lavoro neolaureati Italia: i dati dell’ultimo rapporto di AlmaLaurea mostrano che sempre meno laureati sono disposti ad accettare lavori con stipendi bassi.
Un lavoro da 1.250 euro al mese? No grazie.
I neolaureati italiani sono sempre più soddisfatti dei loro percorsi di studio ma sono altrettanto esigenti quando si tratta di trovare un lavoro. Cercano posizioni che non solo siano adeguatamente retribuite, ma anche coerenti con il loro percorso formativo. Questa selettività li spinge spesso a considerare opportunità all’estero, dove gli stipendi sono mediamente più alti.
In generale, tra i laureati di primo e secondo livello, solo il 38,1% e il 32,9%, rispettivamente, accetterebbe una retribuzione di 1.250 euro al mese. Questo rappresenta un calo significativo rispetto agli anni precedenti.
Secondo il rapporto di Almalaurea a un anno dalla laurea, la retribuzione media mensile netta è di 1.384 euro per i laureati di primo livello e 1.432 euro per i laureati di secondo livello. A cinque anni dal conseguimento del titolo, la retribuzione mensile netta sale a 1.706 euro per i laureati di primo livello e a 1.768 euro per i laureati di secondo livello.
Età media alla laurea nel 2023
L’età media alla laurea nel 2023 è di 25,7 anni, in calo rispetto ai 26,6 anni del lontano 2013.
Il 60% dei laureati è costituito da donne, con il 61,5% che completa gli studi nei tempi previsti. Tuttavia, per la prima volta in 12 anni, si registra una lieve diminuzione dell’1% rispetto al 2022 nella quota di laureati regolari.
Per quanto riguarda l’occupazione, c’è una riduzione del tasso di occupazione di poco più dell’1% tra i neolaureati. Nel dettaglio, nel 2023, il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è del 74,1% per i laureati di primo livello e del 75,7% per quelli di secondo livello, con un calo rispettivamente dell’1,3% e dell’1,4% rispetto al 2022.
Confronto tra gli stipendi in Italia e all’Estero
Le differenze salariali tra l’Italia e altri paesi sono marcate.
I laureati italiani che si trasferiscono all’estero guadagnano fino al 60% in più rispetto a chi rimane in Italia. Ad esempio, i laureati di secondo livello all’estero percepiscono, a un anno dalla laurea, circa 2.174 euro mensili netti, rispetto ai 1.393 euro di chi resta in Italia. Dopo cinque anni, questi numeri salgono rispettivamente a 2.710 euro e 1.708 euro.
Strategie per ottenere lavori meglio retribuiti in Italia
Per evitare di dover accettare lavoro con stipendi bassi, i neolaureati possono adottare diverse strategie.
1. Continuare a Formarsi
Investire in corsi di specializzazione o master può aumentare le possibilità di ottenere un lavoro ben retribuito.
2. Networking
Costruire una rete di contatti professionali può aprire porte a opportunità lavorative migliori.
3. Essere Flessibili
Valutare anche settori diversi da quelli tradizionalmente legati al proprio percorso di studi può portare a scoprire nuove aree di interesse con offerte salariali più competitive.
4. Cercare opportunità in aziende multinazionali
Le multinazionali spesso offrono stipendi e benefit migliori rispetto alle PMI italiane.
5. Negoziare il salario
Non aver paura di negoziare il proprio stipendio durante i colloqui di lavoro. Dimostrare il proprio valore può fare la differenza.
L’ascensore sociale rallenta
L’ascensore sociale sembra rallentare: nel 2023, il 31,3% dei laureati ha almeno un genitore con un titolo di studio universitario, rispetto al 27,6% del 2013.
Tra i laureati con almeno un genitore laureato, il 20,3% completa gli studi nello stesso ambito. Questa quota sale al 37,8% tra i laureati magistrali a ciclo unico, ossia nelle lauree che portano più frequentemente alla libera professione, raggiungendo il 42,3% tra i laureati del gruppo medico e farmaceutico e il 39,9% in quello giuridico.
Nelle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia si legge
tra l’altro: “L’evoluzione dei salari ha riflesso il ristagno della produttività: i redditi orari dei lavoratori dipendenti sono oggi inferiori di un quarto a quelli di Francia e Germania. In termini pro capite, il reddito reale disponibile delle famiglie è fermo al 2000, mentre in Francia e in Germania da allora è aumentato di oltre un quinto”.