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Investire nella ricerca: una scelta vincente

Investire nella ricerca: una scelta vincente

Investire nella ricerca
  • Gianluca Di Muro
  • 3 Novembre 2016
  • Orientamento
  • 6 minuti
  • 26 Gennaio 2024

Investire nella ricerca per migliorare la qualità della vita

«Ai ricercatori italiani, nel nostro Paese e nel mondo, va tutta la nostra riconoscenza. Investire nella ricerca è sempre una scelta vincente».

Si è espresso con queste parole il Presidente della Repubblica – Sergio Mattarella – durante la celebrazione della Giornata nazionale per la ricerca sul cancro.
«Avverto che questa convinzione si sta radicando sempre più nella coscienza civile, anche se il limite delle risorse non consente di fare tutto ciò che sarebbe necessario».

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Investire nella ricerca: associazione AIRC

Il Presidente ha desiderato ringraziare particolarmente l’AIRC che “da oltre 50 anni si dedica alla promozione degli studi nelle diverse branche dell’oncologia”. Durante la celebrazione, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro ha sottolineato l’importanza di una proroga della moratoria sulla legge che disciplina la sperimentazione animale, proprio a difesa della ricerca.

«Bisogna fare ogni sforzo – ha detto  Niccolò Contucci, il direttore generale di Airc – perché l’Italia non esca dalla serie A scientifica. Ce lo chiedono i nostri pazienti».

«Il futuro della ricerca è nel dialogo e nella collaborazione con tutti i soggetti che operano in Italia e all’estero. I laboratori di ricerca non devono avere muri, dobbiamo promuovere sempre più una vocazione internazionale per consentire alla nuova generazione di scienziati italiani di avere le condizioni favorevoli per partire e tornare, così come il nostro Paese deve diventare sempre più un polo d’attrazione come già succede all’Ifom – Istituto Firc di oncologia molecolare di Milano, dove un quinto dei ricercatori è straniero».

Il Capo dello Stato ha consegnato anche il premio Firc “Guido Venosta” 2016 a Francesco Lo Coco, ricercatore dell’Università Roma Tor Vergata, per gli studi sulla leucemia acuta promielocitica.
Studi che “hanno contribuito significativamente allo sviluppo di terapie innovative, che hanno permesso di ottenere una percentuale elevatissima di guarigione in una malattia una volta mortale. Inoltre, hanno dimostrato concretamente la possibilità e l’importanza delle terapie “chemotherapy free” in oncologia”.

Il riconoscimento “Credere nella ricerca” è andato anche a Fondazione Cariplo per “aver scelto, insieme ad Airc, di investire sul bando Trideo, programma dedicato a giovani ricercatori di talento con progetti all’avanguardia nel campo della prevenzione, diagnosi e cura del cancro”.

Fonte: Sole24Ore

Investire nella ricerca italiana: leggi adeguate

La scienza rappresenta la disciplina che ci spinge a osservare la realtà in modo oggettivo. Si parte da ipotesi di lavoro, ma quando i dati sperimentali e numerici non confermano queste ipotesi, è necessario modificarle.
Nel nostro paese, sembra che una realtà virtuale e televisiva abbia preso il sopravvento sulla ricerca della verità e sul libero scambio di idee.

Da un lato, si sente parlare costantemente di fuga di cervelli, mancanza di fondi e scarsa qualità nella ricerca. Questi argomenti sono diventati quasi un cliché nelle discussioni, soprattutto considerando che nel passato non è stato fatto abbastanza per affrontare questa situazione.

D’altra parte, sembra che ci sia un riluttante disinteresse nel riconoscere le risorse eccezionali che abbiamo in Italia, che potremmo sfruttare a nostro vantaggio per potenziare la ricerca nel nostro paese attraverso correzioni e leggi adeguate. Questa inazione è altrettanto pericolosa poiché offre un alibi per non impegnarsi in una ricerca competitiva e di alta qualità, anche in presenza di risorse limitate.

Priorità nell’investimento per chi governa l’Italia

Sembra che la mancanza di finanziamenti per la ricerca non sia una priorità.

Tuttavia, è evidente che qualsiasi settore produttivo richieda investimenti in talento e risorse, che si tratti di arte, industria, sport o ricerca, sia di base che applicata.

In Italia, investiamo troppo poco nella ricerca, come dimostrano i dati e la percentuale del PIL destinata a questo settore. Questo può e deve essere corretto.
Tuttavia, quando i finanziamenti sono limitati, lamentarsi non basta. Dobbiamo riconoscere il problema e impegnarci affinché le risorse disponibili vengano utilizzate in modo efficiente. Concentrare le risorse sui gruppi di ricerca più produttivi basandosi sul merito e ridurre gli sprechi dovrebbero essere pratiche ovvie, ma spesso trascurate in Italia.

È opportuno sviluppare un Piano Nazionale per la ricerca che identifichi le priorità e i settori in cui investire, come la ricerca sul cancro o sulle energie alternative. Questo piano manca sia nel governo che nell’opposizione e deve essere implementato.
Inoltre, dovremmo promuovere la cultura delle donazioni e della filantropia attraverso incentivi fiscali appropriati, sia per i cittadini che per le imprese, al fine di sostenere la ricerca.

Investire nei talenti

Spesso si parla della fuga dei cervelli , ma dobbiamo riconoscere che in Italia ci sono ancora molti cervelli e talenti che vengono formati grazie al solido sistema educativo, dalla scuola all’università.

È d’obbligo proteggere, rafforzare e stimolare questo sistema anziché smantellarlo.

Non fa bene leggere attacchi ingiustificati a scienziati italiani di fama come il professor Pier Giuseppe Pelicci: scienziati di questo calibro contribuiscono non solo alla lotta contro il cancro ma anche alla crescita scientifica del nostro paese.
Bisogna pensare ai nostri talenti, valorizzare le loro realizzazioni a livello nazionale e internazionale e consentire loro di condurre ricerca di alto livello.

La separazione delle carriere di ricerca e insegnamento nelle università, come avviene nelle istituzioni di punta come l’Harvard University, può essere una soluzione per consentire a chi ama insegnare di concentrarsi su questo importante ruolo.

Inoltre, valutare le performance sulla base delle pubblicazioni scientifiche e premiare il merito possono incentivare i talenti e generare una competizione sana tra le università e i centri di ricerca.

Nel settore biomedico, l’Italia dispone di un sistema sanitario nazionale che permette la conduzione di trials clinici su scala nazionale, una risorsa invidiabile. Questo fa sì che la ricerca clinica in Italia goda ancora di grande rispetto nonostante le limitazioni.

L’Italia e la Comunità Europea in cui opera possono sicuramente competere a livello di ricerca di alto livello.
Abbiamo le risorse, i talenti, l’infrastruttura e la tradizione necessari per eccellere.
Ciò malgrado, è necessario indirizzare le risorse correttamente, implementare leggi chiare e promuovere una buona governance.

È il momento di parlare delle nostre scoperte e terapie innovative, di raccontare la bellezza della ricerca scientifica con ottimismo e speranza. Il vero nemico è il cancro e le malattie neurodegenerative, e dobbiamo affrontarle uniti, sfruttando le nostre risorse e talenti, per un’Italia e una migliore qualità della vita.

Il cancro in cifre

In Italia si ammalano di tumore mediamente 1000 persone al giorno. Il dato è in leggero rialzo rispetto al 2015: le stime per il 2016 parlano di 365.800 casi totali.

Il numero degli italiani con una diagnosi di cancro (recente o lontana nel tempo) continua a crescere, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione: nel 2010 erano circa 2.600.000, oltre 3.100.000 nel 2016. Di questi oltre tre milioni, una persona su quattro può considerarsi “già guarita” perché è tornata ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale, cioè di chi non ha mai avuto una diagnosi di tumore.

La mortalità è diminuita in maniera significativa in entrambi i sessi come risultato di più fattori, quali ad esempio

  • la prevenzione primaria
  • la lotta al tabagismo
  • la diffusione degli screening
  • il miglioramento diffuso delle terapie i

I decessi in età compresa tra 0 e 19 anni sono circa un terzo di quelli registrati nei primi anni Settanta. La sopravvivenza a cinque anni è aumentata notevolmente rispetto a quella dei casi diagnosticati nei quinquenni precedenti sia per gli uomini (57%) che per le donne (63%).
Su questo risultato positivo ha influito il miglioramento della sopravvivenza per alcune delle neoplasie più frequenti: colon-retto (60,8% per il colon e 58,3% per il retto), seno (85,5%) e prostata (88,6%).

Le cifre presentate dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) fanno capire quanto il cancro sia una malattia socialmente importante, che richiede ancora tanta ricerca per trovare soluzioni adeguate per coloro che tuttora la stanno combattendo e per coloro che si ammaleranno in futuro.

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Gianluca Di Muro
CEO & Founder, docente e autore UniD Srl. Esperto del mondo universitario e dei sistemi di selezione, è il punto di riferimento per l'approfondimento e l'analisi delle modalità d'esame e dei documenti ufficiali. È l'ideatore del primo corso online per la preparazione ai Test universitari nel 2010, tutt'ora ineguagliato.
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