Insegnante assente per 20 anni su 24: destituita dal Ministero
Ha dell’incredibile la storia dell’insegnante che ha compiuto assenze per 20 anni su 24 di servizio. Si tratta di un caso che, com’è ovvio, ha sollevato polemiche e dubbi.
La questione ha infatti destato molti interrogativi fin dall’inizio, passando poi per il tentativo dell’insegnante di difendersi. La docente ha infatti cercato di fare appello a quel grado di autonomia che la libertà di insegnamento dovrebbe garantire.
In questo articolo ripercorreremo questa bizzarra storia, cercando di capire com’è stato possibile, per l’insegnante, compiere assenze per la quasi totalità del suo impiego. Analizzeremo poi i retroscena della vicenda, oltre che la più recente sentenza della Corte di Cassazione, che ha rigettato ogni tentativo di difesa della docente assenteista.
Insegnante e assenze per ben 20 anni su 24: i retroscena
Solo un periodo di servizio durato quattro mesi di fila, per il resto ha collezionato assenze su assenze la docente di filosofia e storia, che operava (o meglio, avrebbe dovuto farlo) presso un istituto secondario italiano, situato a Chioggia.
La docente risultava assegnataria di incarichi annuali perché moglie di un ufficiale della Guardia di Finanza.
Dalle indagini è stato mostrato che, su 24 anni di insegnamento, le assenze cumulate equivalevano a 20 anni. I primi dieci la donna risultava totalmente assente, mentre per 14 anni aveva collezionato malattie, permessi e congedi, lunghi anche 180 giorni. E soli 4 mesi di fila di insegnamento.
Tra le altre cose, durante questo unico periodo in cui l’insegnante ha insegnato per quattro mesi, gli alunni hanno potuto constatare come la docente non fosse assolutamente preparata, né in grado di tenere una vera e propria lezione.
Gli allievi hanno infatti raccontato che, nella maggior parte dei casi, l’insegnante si presentava in classe senza libri di testo. Appariva inoltre impreparata anche sulle materie di insegnamento e, cosa ancor più grave, assegnava valutazioni e voti agli alunni in maniera del tutto arbitraria e casuale.
È stato proprio il commento di alcuni alunni, che hanno avuto modo di segnalare i fatti, a far scattare le indagini da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Il dirigente scolastico della scuola ha infatti sollecitato il Ministero al compimento di un’ispezione nei confronti dell’insegnante in questione.
Insegnante assenteista: per il Ministero i suoi metodi sono “incompatibili”
Le indagini ministeriali hanno avuto l’effetto di dimostrare come le parole dei giovani studenti fossero reali. Non solo, dunque, assenze per vent’anni su ventiquattro, ma anche dei metodi di insegnamento poco educativi e per nulla ortodossi.
Il Ministero ha tenuto a precisare che i metodi adottati dall’insegnante siano catalogabili come metodi “incompatibili con l’insegnamento”.
I metodi utilizzati durante le lezioni erano infatti per nulla educativi e hanno avuto il solo effetto di mostrare la totale impreparazione della docente.
Non si tratta tra l’altro di una ispezione ministeriale recente. I fatti risalgono infatti al 2013, anno in cui si è tenuta la verifica del Ministero. Verifica che, nel marzo 2013, ha permesso di concludere la totale assenza di criteri idonei nell’attribuzione dei voti, attribuiti a seconda dell’umore dell’insegnante.
Inoltre, l’ispezione compiuta dal Ministero ha sottolineato come le spiegazioni della docente avvenissero in maniera confusa e disorganizzata.
Una disorganizzazione riscontrata anche durante le verifiche, che venivano praticamente predisposte a caso. Ulteriore aggravante il fatto che la docente non possedesse il libro di testo e, per condurre le lezioni, tra l’altro confuse e prive di chiarezza, doveva chiederlo costantemente in prestito agli allievi.
Durante le interrogazioni, poi, la donna sembrava addirittura confondere gli alunni. Invece di rivolgersi all’allievo interrogato, intavolava discussioni e interrogava altre persone.
Infine, l’insegnante si è dimostrata anche imprecisa nella compilazione dei programmi, soprattutto quelli delle quarte classi. Non solo compiendo errori in merito al monte ore delle lezioni, ma anche inserendo in programma filosofi o argomenti che non erano stati affatto oggetto di lezione.
Una storia di assenze che va avanti da dieci anni
Come detto, l’indagine compiuta dal Ministero dell’Istruzione risale al marzo del 2013. Cosa è accaduto durante questi dieci anni e, soprattutto, perché si è tornati a parlare di questo caso solo di recente?
Dopo che nel 2013 si conclusero le indagini del Ministero, nel 2018 il Tribunale è intervenuto in favore dell’insegnante, affermando che il provvedimento di destituzione non potesse essere ritenuto valido.
La disorganizzazione delle lezioni, infatti, da sola non sembrerebbe essere sufficiente per destituire un’insegnante dal suo ruolo. Anche nel caso in cui questa collezioni assenze per venti anni su ventiquattro di servizio.
Il Tribunale aveva infatti stabilito che l’ispezione ministeriale, durata in effetti solo tre giorni, non era sufficiente a provare le scarse capacità della docente.
Nel 2021, la Corte di Appello di Venezia aveva comunque confermato la destituzione. Che è stata ulteriormente confermata anche dalla Cassazione nel giugno 2023.
Insegnante inadatta all’insegnamento, 20 anni di assenze su 24: la decisione della Cassazione
Finalmente, a dieci anni dall’ispezione da parte del Ministero, questa triste storia sembra finalmente giunta al suo epilogo.
La Cassazione ha infatti confermato la propria decisione di destituire l’insegnante di storia e filosofia, non solo a causa dell’enorme numero di assenze commesse.
La donna, già giudicata dal Ministero come un caso di inettitudine assoluta all’insegnamento, ha dovuto fare i conti con la conferma della Cassazione, che ha deciso di destituirla dal suo incarico.
La libertà di insegnamento non sussiste
A nulla sono valsi i tentativi dell’insegnante di appellarsi alla libertà di insegnamento. La Cassazione ha infatti affermato che questa riguarda la possibilità, per un insegnante, di scegliere un metodo didattico in autonomia. Tale scelta deve però essere compatibile col diritto allo studio, un diritto fondamentale per gli alunni, che devono comunque procedere con le attività formative e con l’apprendimento.
La docente in questione, oltre a compiere un numero di assenze eccessivo, non ha affatto rispettato il diritto allo studio dei propri allievi.
Questo perché, grazie a quanto rilevato durante le ispezioni, di fatto l’insegnante non ha affatto attuato alcun metodo didattico.
Lezioni prive di alcuna struttura e disorganizzate non corrispondono ad una libera scelta dell’insegnante e non garantiscono in alcun modo il diritto allo studio.
Il ricorso dell’insegnante contro il Ministero è stato dunque respinto dalla Cassazione: la docente è stata destituita per inettitudine all’insegnamento in maniera definitiva.