Il nome della rosa: trama e messaggio del romanzo
“Il nome della rosa” è di certo uno tra i romanzi più celebri scritti da Umberto Eco. Senza tempo, il libro resta uno dei capisaldi della letteratura italiana.
Inserito tra i 100 libri del secolo dalla rivista francese Le Monde, ha ricevuto successo senza eguali, per la critica e il pubblico fin da subito. La prima edizione risale al 1980 da parte di Bompiani. Il nome della rosa è successivamente stato adattato per radio, teatro, cinema e la TV. Il capolavoro di Eco ha inoltre vinto il Premio Strega nel 1981. Ristampato innumerevoli volte, tradotto in più di quaranta lingue, con oltre cinquanta milioni di copie vendute.
Analizziamo insieme la trama, gli espedienti narrativi e i messaggi del romanzo.
Trama de “Il nome della rosa”
Il nome della rosa è un avvolgente romanzo costruito su un espediente letterario. L’ autore racconta di aver letto durante un soggiorno all’estero il manoscritto di un monaco benedettino. Questo narrava una misteriosa vicenda svoltasi in età medievale in un’abbazia dell’Italia settentrionale. Un intenso lavoro di traduzione e ricerca bibliografica lo porta così alla ricostruzione dell’intricata e travolgente vicenda.
Dopo il loro arrivo, l’Abbazia viene sconvolta da una serie di omicidi inspiegabili. Durante i giorni di permanenza all’Abbazia, Guglielmo conduce le ricerche attraverso colloqui, interrogatori e osservando il comportamento dei frati.
Guglielmo e Adso riescono a penetrarvi e sciolgono il mistero.
Si tratta del il secondo libro della Poetica di Aristotele dedicato alla commedia e al riso e ritenuto perduto. Jorge, convinto che il libro potesse danneggiare la cristianità, ne ha avvelenato le pagine e i frati che hanno tentato di leggerlo sono morti.
Scoperto, Jorge preferisce morire: divora il libro avvelenato e da fuoco alla biblioteca.
Espedienti narrativi utilizzati da Umberto Eco
Il vero storico si perde.
Il testo non esiste in quanto questa parte dell’opera aristotelica è andata perduta. “Commedia” è invece titolo dell’opera di Dante (l’aggettivo “divina” fu aggiunto solo in seguito).
Si tratta infatti di un codice allusivo di duplice livello:
- San Bernardo è colui che guida Dante in Paradiso per arrivare alla Candida Rosa dei Beati. La scelta di questo santo non è casuale, in quanto egli è il creatore della regola templare. Molte ricostruzioni storiche hanno affermato che Dante fosse templare;
- lo stesso nome dell’assassino richiama lo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Egli era appassionato di Dante, tanto che le sue opere sono state definite “intrise di immanentismo dantesco” e, nei suoi saggi, ha fatto molti riferimenti simbolici alla rosa.
Messaggi principali de “Il nome della rosa”
Il Nome della Rosa presenta alcuni importanti messaggi. Tra i principali è d’obbligo citare:
- l’idea dell’infinita onnipotenza divina.
Questo tema non si conciliava con l’ordine medioevale. Se Dio, infatti, fosse infinitamente onnipotente non sarebbe determinato neanche dalla sua stessa ragione, potendo seguire infinite razionalità. Ciò arriverebbe a mettere in discussione l’idea stessa di verità e le sicurezze che ne derivano. Il colto Guglielmo di Baskerville vive una profonda crisi intellettuale. Egli giunge al termine della vicenda, solo ad una delle possibili verità che nasce, quasi per caso, da numerosi errori che si susseguono ed interagiscono; - gli avvenimenti nella nostra epoca contemporanea.
Tutti gli importanti cambiamenti hanno portato a capovolgimenti radicali e profondi che ci hanno fatto cambiare opinione sui nostri rapporti con la realtà. L’anno di composizione del romanzo è inoltre il 1980. L’allusione è quindi anche alla situazione politica degli anni ’70 ed agli omicidi cosiddetti della “Rosa Rossa”. Tra questo il più celebre è quello di Aldo Moro, che molti attribuiscono ad un disegno segreto di un’organizzazione occulta cominciato proprio negli anni di piombo; - riferimenti storici, filosofici, investigazioni scientifiche e riferimenti letterari.
Il Nome della Rosa è un concentrato di tre generi: storico, filosofico e narrativo. Questi hanno travolto il lettore con la stessa intensità nel corso degli anni. Una forte simbologia caratterizza l’opera, a partire dal titolo, che rimanda a uno dei temi centrali: ogni cosa scompare, quel che resta è solo il nome. La trama contiene citazioni letterarie e colte, eppure si presta a diverse chiavi di lettura e può essere considerato un romanzo storico e un giallo al contempo. Centrale è l’opposizione tra Medioevo con dogmi, regole, superstizioni oscure e la Modernità con sete di conoscenza, spirito critico e ricerca della verità.