Giovanni Verga: biografia e pensiero dello scrittore
Giovanni Verga è stato scrittore, romanziere e drammaturgo italiano. Viene considerato come il massimo esponente del Verismo, nonostante gli fu difficile, quando era ancora in vita, costruirsi una buona fama come scrittore.
Tuttavia, i critici letterari moderni sono tutti concordi nell’inserire il suo nome tra quelli dei maggiori scrittori italiani di tutti i tempi. Tra l’altro, fu uno dei maggiori ispiratori dei romanzieri italiani del secondo dopoguerra, che lo presero a modello e da cui furono influenzati.
In questa guida ne analizzeremo il pensiero e le opere, cercando innanzitutto di capire chi era Giovanni Verga con esattezza.
Chi era Giovanni Verga? Biografia dell’autore
Giovanni Verga nacque a Catania il 2 settembre 1840. Circa questa data di nascita, in realtà, ci sono molte contraddizioni. Si pensa infatti che quella del 2 settembre sia la data in cui è avvenuta la registrazione dell’atto di nascita. È probabile che lo scrittore sia nato circa una settimana prima, a fine agosto 1840. In ogni caso, Verga ebbe nobili origini, essendo figlio di proprietari terrieri.
Dopo gli studi primari, frequento la scuola secondaria di don Antonino Abate, che fu per il giovane Giovanni ispiratore di ideali patriottici. Inoltre, gli permise lo studio dei grandi scrittori italiani, da Dante fino a Manzoni.
Quando Verga era ancora giovane, nel 1854 la famiglia fu costretta a rifugiarsi nelle campagne di Tebidi a causa dell’epidemia di colera in atto. Questo soggiorno ispirerà alcune delle opere più celebri, quali Cavalleria Rusticana ed il Mastro Don Gesualdo.
Lo scrittore verista iniziò ufficialmente la propria carriera come autore a soli sedici anni, quando scrisse il romanzo Amore e patria. Qualche anno più tardi, si iscrisse all’Università di Catania per frequentare Legge, ma non completò mai gli studi.
Preferì piuttosto dapprima arruolarsi nella Guardia Nazionale, sopraggiunta a Catania con l’ingresso di Garibaldi in città e successivamente recarsi a Firenze nel 1965, dopo aver formalmente lasciato l’Università. Fu proprio a Firenze che venne a contatto con alcuni grandi autori dell’epoca, tra cui Luigi Capuana. E nella città tornò varie volte, per poi stabilirvisi dal 1869 al 1871.
Si trasferì successivamente a Milano, città presso la quale rimase per circa vent’anni (dal 1872 fino al 1893) e dove entrò in contatto con Arrigo Boito e altri esponenti della scapigliatura.
Ritornò ufficialmente a Catania nel 1893. Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati da una grave crisi creativa, originata dalle enormi problematiche economiche.
Morì a Catania il 24 gennaio 1922, in presenza del suo grande amico e scrittore Federico De Roberto.
Giovanni Verga, la poetica verista ed il pensiero dello scrittore
Inizialmente vicino al romanticismo, Verga si “converte” al Verismo intorno al 1874, dopo aver approfondito la lettura dei romanzi naturalisti francesi, come quelli di Zola (che Verga stesso incontrò durante un viaggio a Parigi).
Inoltre, la vicinanza con Luigi Capuana, che era un sostenitore del Naturalismo e si stava adoperando nella diffusione dei romanzi francesi naturalisti in Italia, ebbe di certo un ruolo fondamentale nel passaggio al Verismo.
Sebbene i critici letterari indichino come primo romanzo verista verghiano Nedda, è con il celebre Rosso Malpelo che assistiamo definitivamente all’utilizzo, da parte di Giovanni Verga, della tecnica della narrazione impersonale. In altre parole, la voce narrante non è onnisciente, ma ne sa quanto il lettore.
Caratteristiche delle opere di Verga
Oltre ad un narratore impersonale, nelle opere veriste di Giovanni Verga troviamo i seguenti elementi:
- eclissi dell’autore;
- regressione;
- straniamento.
Per quanto riguarda l’eclissi dell’autore, secondo Verga questo deve sparire e lasciar parlare i personaggi, senza esprimere il proprio punto di vista. La regressione verghiana prevede invece di annullare le radici colte di chi scrive, mettendosi al pari dei personaggi.
Lo straniamento, infine, consiste nel narrare avvenimenti adottando un punto di vista completamente diverso che fa apparire strane cose che, in realtà, dovrebbero essere normali.
Giovanni Verga era poi solito utilizzare il discorso diretto libero, tipico dei romanzi naturalisti e veristi. In questo modo, vengono inseriti nel testo pensieri e punti di vista dei personaggi protagonisti delle vicende.
Nelle sue opere veriste, Verga rappresentava la lotta di uomini comuni nel tentativo di migliorarsi. Un tentativo che, purtroppo, spesso si rivelava vano. La condizione dell’uomo è per Verga predestinata e, qualora si cerchi di modificare il proprio destino, si è destinati a soccombere.
Si tratta dell’espressione del pessimismo tipico di Verga. Non a caso, prima della morte si dedicò al Ciclo dei Vinti (che non fu mai portato a termine). Un ciclo che narra di personaggi che, nel tentativo di migliorarsi, finiscono per essere, per l’appunto, vinti.
Opere principali dello scrittore verista
Giovanni Verga fu romanziere, drammaturgo e scrittore di novelle. Tra le opere principali dell’autore catanese ricordiamo le raccolte di novelle Vita dei campi del 1880 e Novelle rusticane del 1882, ambientate nelle campagne siciliane, oltre che Per le vie, che invece prevede novelle con ambientazione urbana.
Tra i romanzi più famosi di Giovanni Verga, invece, ricordiamo:
- I Malavoglia (1881), che racconta le vicende di una famiglia di pescatori di Acitrezza, piccolo borgo in provincia di Catania; la famiglia, nel tentativo di resistere alle trasformazioni del tempo, subisce una disfatta;
- Mastro Don Gesualdo (1889), che narra la storia di ascesa e caduta di un ex muratore arricchito, ma mai completamente accettato nella società borghese.
I due romanzi avrebbero dovuto far parte di un ciclo composto da cinque romanzi, il già citato Ciclo dei Vinti. Purtroppo, il ciclo non fu mai completato: del terzo romanzo, La duchessa di Leyra, abbiamo solamente alcuni stralci.
Gli ultimi due romanzi del Ciclo, ossia L’Onorevole Scipioni e L’Uomo di Lusso, non furono mai neppure iniziati.
Infine, per quanto riguarda la produzione teatrale di Verga, la sua opera più nota fu la celebre Cavalleria Rusticana. L’opera, andata in scena per la prima volta il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma, venne musicata a Pietro Mascagni.
È tratta dall’omonima novella contenuta in Vita dei Campi, e narra le vicende del giovane Turiddu, di ritorno dal servizio militare. Turiddu cerca di riconquistare l’amata, che nel frattempo ha trovato consolazione tra le braccia di un altro uomo. Il finale, come accada in ogni opera di Giovanni Verga, è abbastanza tragico.