Figure retoriche: significato ed elenco completo
Leggendo una poesia o un semplice testo, ti sarà capitato di imbatterti nelle figure retoriche.
Nel linguaggio quotidiano utilizziamo molto spesso parole o espressioni con significato figurato per rendere più colorito e immediato il nostro discorso o per dare ad esso una sfumatura del tutto personale.
In questo articolo voglio aiutarti a capire cos’è una figura retorica e ad analizzare le più usate e conosciute.
Sei pronto/a? Cominciamo subito!
Che cosa sono le figure retoriche?
Secondo Wikipedia per figura retorica si intende “… qualsiasi artificio nel discorso volto a creare un particolare effetto”. Quindi, possiamo tranquillamente affermare che i modi in cui il significato letterale diventa figurato, ossia le forme del linguaggio figurato, si chiamano figure retoriche.
Tali figure si dicono retoriche perché sono state studiate e codificate dalla Retorica antica o “arte del dire”: una disciplina della cultura classica, greca e latina, che studiava appunto l’arte dello scrivere e del parlare in modo efficace e convincente.
Nell’Antica Grecia, ad esempio, si trattavano discussioni ragionate e argomentate al fine di convincere gli interlocutori, per questo motivo era necessario essere chiari e comprensibili. Bisognava preparare il discorso secondo regole ben precise e con l’utilizzo di sintassi adatte.
Le figure retoriche sono ancora oggi molto utilizzate nel nostro parlato, perché lo arricchiscono e aiutano a rendere più efficace il messaggio che si vuole comunicare. Tali figure nel corso degli anni sono state utilizzate da scrittori e poeti per rendere le loro opere ancora più espressive e suggestive.
Di seguito troverai un elenco delle più conosciute e utilizzate e molte figure retoriche esempi per farti comprendere meglio il loro significato.
Classificazione principale
Quante figure retoriche ci sono?
Queste forme linguistiche si dividono in 3 categorie principali: fonetiche o di suono, retoriche o di significato e di costruzione.
- Le figure retoriche fonetiche sono relative al suono o al ritmo che si percepisce quando si pronunciano.
- Le figure retoriche di contenuto riguardano una modifica del significato delle parole.
- Le figure retoriche di costruzione sfruttano l’ordine in cui le parole vengono utilizzate.
Quali sono le principali figure retoriche?
Si stima che la lingua italiana abbia oltre 300 figure retoriche, un numero veramente altissimo! Molte si differenziano davvero poco tra di loro e sono facilmente confondibili. In questo articolo analizzeremo insieme quelle più conosciute.
Similitudine: è una delle figure retoriche più utilizzate anche nel parlato comune. Consiste in un confronto o paragone fra due termini che presentano evidenti somiglianze. È per lo più introdotta da “come”. Un esempio calzante può essere la frase “Francesco è buono come il pane”.
Metafora: consiste nella sostituzione di una parola con un’altra, legata alla prima da un rapporto di somiglianza. Un esempio di metafora può essere: “Luca è una gazzella”. Per indicare che Luca è veloce, si utilizza la parola gazzella perché la caratteristica tipica di questo animale è appunto la velocità. La metafora è generalmente considerata una similitudine abbreviata, cioè un paragone privo di nessi logici di raccordo.
Contengono metafore anche molti modi di dire come: cadere dalle nubi o andare a gonfie vele.
Sinestesia: consiste nell’associare, all’interno di un’unica immagine, parole che appartengono a sfere sensoriali diverse. Per esempio: “il giallo è un colore caldo”. Questa frase indica un colore appartenente alla sfera sensoriale della vista, associato a “caldo”, che è appartenente alla sfera sensoriale del tatto.
Eufemismo: con questa figura retorica si utilizza una parola o un’espressione di significato gradevole al posto di una parola o di un’espressione ritenuta cruda, irriguardosa. Ad es. “È passato a miglior vita” ovvero è morto.
Allitterazione: riguarda la ripetizione di suoni o fonemi all’inizio di due parole prossime tra loro o al loro interno, tramite la replicazione di vocali o consonanti, come ad esempio l’affermazione “il troppo stroppia”.
Allegoria: questa figura viene molto utilizzata non solo in campo letterario, ma anche nel campo delle arti figurative e consiste nel costruire un discorso che va oltre il suo significato letterale, presentando anche un senso nascosto e profondo. L’esempio più celebre è senza dubbio la Divina Commedia di Dante, in cui il sommo poeta attraverso il viaggio immaginario nel mondo dell’aldilà rappresenta allegoricamente il percorso do un’anima verso la salvezza cristiana.
Metonimia: consiste nella sostituzione di una parola con un’altra, legata alla prima da un rapporto logico o materiale. Questa figura retorica si usa per indicare il contenitore al posto del contenuto “ho bevuto un bicchiere”; l’autore al posto dell’opera “ho letto Calvino” e via discorrendo.
Iperbole: attraverso il suo uso si vuole esprimere un concetto con termini talmente tanto esagerati che sarebbe impossibile prenderli alla lettera. Spesso e volentieri anche nella vita di tutti i giorni siamo soliti esclamare frasi del tipo “oggi non posso, ho un miliardo di cose da fare”.
Onomatopea: chi non ha mai sentito parlare di questa figura retorica? È una forma tipica di armonia imitativa, più in particolare viene utilizzata per riprodurre il verso di un animale (es. miao, bau); il suono scaturito da un’azione (es. brr, smack); il rumore prodotto da un oggetto (es. ciuf ciuf, dlin dlon).
Litote: consiste nell’esprimere un concetto in forma attenuata, generalmente negando il suo opposto. Ti è mai successo di pronunciare parole del tipo “non mi sento molto bene” o “Marco ha fatto non pochi sacrifici”, ecco, senza neanche rendertene conto hai utilizzato questa figura retorica.
Personificazione: si utilizza per attribuire a oggetti, animali o fenomeni naturali caratteristiche, azioni e/o sentimenti propri degli esseri umani. Esempio: verdi persiane squillano.
Climax: dal greco “scala”, è la disposizione dei termini di un elenco secondo una progressione emotiva o logica, in senso crescente. “Esta selva selvaggia è aspra e forte” verso della Divina Commedia che indica un climax.
Antonomasia: sostituzione di un nome proprio con un nome comune, o di un nome comune con un nome proprio. Un esempio comune di antonomasia può essere il pianeta Marte che è comunemente noto anche come “il pianeta rosso”.
Ironia: consiste nel dire il contrario di ciò che si pensa. È tra le figure retoriche più utilizzate anche oggi. Un esempio lampante può essere la frase: “Che bella idea che hai avuto” per indicare ironicamente che quell’idea in realtà è pessima.