Gli elminti, i parassiti più pericolosi per l'intestino
Tra i parassiti più pericolosi per l’intestino umano troviamo gli elminti, termine con cui si identificano diverse specie in grado di infestare quest’organo. In comune hanno la caratteristica di essere organismi pluricellulari di aspetto simile a vermi. Sono visibili a occhio nudo e hanno dei cicli vitali complessi, durante i quali possono avere più di un ospite (insetti, mammiferi…).
Diversamente dai parassiti cutanei come i pidocchi o le pulci questi vermi si sviluppano all’interno del nostro corpo. Questo rende più difficile individuarli, anche perché la loro infestazione in genere non mira a uccidere l’ospite umano. Spesso anzi si instaura una condizione di equilibrio, in cui parassita e organismo ospitante sono in grado di convivere.
Classificazione tassonomica degli elminti
Sono due i principali phylum dove possiamo trovare questi parassiti. Il primo è quello dei Platelminti o vermi piatti, chiamati così perché privi di una cavità corporea che contenga il canale alimentare. La maggior parte delle specie di questo phylum è ermafrodita, quindi è in grado di autofecondarsi.
A loro volta i Platelminti parassiti si suddividono in due classi: Trematoda e Cestoda.
Gli elminti della classe Trematoda sono dotati di strutture a uncino o ventosa con cui ancorarsi alla parete dell’intestino dell’ospite. Un esempio è il parassita Leucochloridium paradoxum, che come primo ospite ha un gasteropode d’acqua dolce. Una specie della classe Cestoda invece è Taenia saginata, chiamata più comunemente verme solitario e che può crescere fino a 4-6 metri di lunghezza.
L’altro phylum da cui derivano questi organismi infestanti è quello dei Nematodi, che invece costituiscono i vermi cilindrici per la loro forma. Hanno una struttura più complessa rispetto ai Platelminti e sono in tutto circa 20.000 specie, di cui buona parte vivono parassitando animali o piante. Sono specie dioiche, quindi gli individui a sessi separati.
Come è possibile contrarre un’elmintiasi
Le parassitosi provocate dagli elminti si chiamano elmintiasi e danno luogo a sintomi molto simili fra di loro. Tra quelli più comuni ci sono diarrea e vomito frequenti, a cui si associa una perdita di peso più o meno evidente e dolori alla zona addominale.
Spesso si presenta anche febbre leggera, una sensazione di debolezza generale e un forte prurito alla zona intorno all’ano.
Sono diversi i modi in cui è possibile infestarsi con i vermi parassiti.
Quella più comune avviene per ingestione, ossia al consumo di carni crude o poco cotte dove è presente la forma larvale del parassita. Per esempio la specie Taenia solium ha come ospite intermedio il maiale, mentre Taenia saginata invece può dare luogo a forme dormienti dette cisti nelle carni dei bovini.
Un’altra modalità comune con cui è possibile venire a contatto con gli elminti è l’utilizzo delle acque nere per irrigare i campi, comune nei paesi più poveri. Se nelle fognature è presente materiale fecale contaminato con le uova dei vermi parassiti queste possono depositarsi sulla frutta e la verdura che poi si raccolgono per il consumo. In Africa Centrale e in Cina si tratta di un problema comune.
Infine nei luoghi dove le condizioni igieniche non sono buone è facile che le elmintiasi si possano trasferire attraverso un contatto umano indiretto.
A causa del prurito nella zona anale i bambini possono raccogliere le uova con le unghie e spargerla sui giochi che usano all’asilo nido o a casa.
Come prevenire le parassitosi dovute ad elminti
Viste le modalità con cui queste infestazioni si possono contrarre è facile capire come proteggersene. La prima regola, che vale in generale per ridurre le possibilità di contagio dalle malattie, è quella di rispettare la corretta igiene delle mani. Dopo che si è stati fuori casa o si usa un bagno in comune con altre persone bisogna sempre lavarsi con cura le mani, pulendo bene anche sotto le unghie.
se si consumano verdure o frutti freschi bisogna lavarli bene con cura con acqua e bicarbonato, sbucciandoli se possibile. Infine bisogna considerare anche la possibilità di contrarre un’elmintiasi bevendo acqua non ben filtrata e purificata. Quando si viaggia nei paesi in via di sviluppo si consiglia infatti di consumare bibite in bottiglia e non usare l’acqua del rubinetto.