L'educazione sessuale nei programmi d'insegnamento scolastico
Ad oggi in Europa 10 nazioni su 25 integrano educazione sessuale nei programmi d’insegnamento scolastico. L’Italia non è tra questi.
Analizziamo insieme al meglio impatti e benefici di questa materia!
Educazione sessuale a scuola: situazione in Europa
- essere educati a concetti quali rispetto e il consenso;
- ridurre significativamente il rischio di violenza, sfruttamento e abusi sessuali;
- praticare sesso in sicurezza.
Educazione sessuale: linee guida delle Nazioni Unite
- raccomandano che i programmi siano comprensivi, scientificamente accurati e basati su un programma ben definito;
- vietano superficialità ed improvvisazione;
- consigliano una pianificazione che parte dalle scuole elementari e prosegue per tutta la vita. Fermo restando che parlare di affettività e sessualità a un bambino è diverso rispetto a farlo con un adolescente.
- su 50, solo il 20% degli Stati ha uno schema legislativo dedicato all’educazione sessuale;
- solo il 39% ha adottato iniziative specifiche al riguardo;
- l’importanza del diritto all’educazione sessuale è un diritto alla salute con il fine di realizzare il pieno rispetto dei diritti umani e favorire l’uguaglianza di genere.
La situazione della scuola italiana in materia
In una società in cui i bambini sono costantemente e precocemente esposti a contenuti sessuali non si può più lasciare l’educazione all’improvvisazione e al caso.
Di recente è stata presentata l’iniziativa “Educare alle relazioni” nella scuola grazie alla collaborazione tra:
- ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara;
- Eugenia Roccella, ministro della Famiglia e Pari Opportunità;
- Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura.
Quest’iniziativa nasce dai recenti fatti di cronaca e dalla conseguente evidente necessità di stoppare in modo drastico i residui di cultura maschilista ancora presenti nel nostro il Paese.I destinatari sono gli studenti degli istituti secondari superiori, in previsione di un’educazione incentrata sulla consapevolezza.
Il progetto, dedicato soprattutto alla violenza contro le donne, prevede:
- gruppi di discussione tra studenti e professori;
- 30 ore complessive extracurricolari;
- 15 milioni di euro di fondi Pon come finanziamento;
- psicologi ed esperti in supporto.
La scuola affronterà temi quali:
- violenza di genere;
- maschilismo;
- violenza psicologica e fisica nei confronti del genere femminile;
- prevenzione;
- promozione di una cultura basata su rispetto, pari opportunità, rigetto delle discriminazioni e di qualsiasi altra forma di violenza;
- educazione sulle conseguenze penali che comportamenti impropri generano.
Per la prima volta in Italia è stato presentato un progetto di questa portata con lo scopo di educare e rappresentare un incentivo al cambio di mentalità.
Consapevolezza, rispetto ed istruzione
Il progetto “Educare alle relazioni” per l’educazione affettiva è il primo progetto governativo di contrasto al maschilismo all’interno del sistema di istruzione italiano.
Per la prima vola in Italia è infatti stato avviato un esperimento che intende combattere alla radice il tema della violenza sulle donne.
Il progetto si svilupperà su più piani, con ore di educazione civica fin dalle scuole elementari. Obiettivo: far entrare la cultura del rispetto in tutti gli insegnamenti. Il progetto specifico si svilupperà poi nelle scuole superiori articolandosi con gruppi di discussione e il coinvolgimento degli studenti in prima persona.
Il ministro Valditara si è espresso in prima persona affermando:
“È inaccettabile che la donna debba subire vessazioni, violenze, fino ad arrivare ai tragici fatti di questi giorni. Proprio per questo, anche dialogando con vostri colleghi, mi venne in mente l’idea di creare dei gruppi di discussione. La scuola si occupa del fenomeno culturale, quel maschilismo imperante che si manifesta in tante situazioni della vita quotidiana, a scuola nel lavoro, per strada. Così fastidioso per la donna come subire complimenti non voluti da parte del maschio di turno che fa apprezzamenti volgari, anche questa è una forma di violenza, in questo caso psicologica.”