Post-doc e di ricerca, i nuovi incarichi per i dottorati di ricerca
Via libera dalla Commissione Cultura, Istruzione e Ricerca del Senato: i dottorati di ricerca cambiano volto. Grazie a un recente emendamento al Ddl PNRR Scuola 45/25, sono state introdotte due nuove figure contrattuali. L’introduzione mira a favorire i giovani ricercatori.
Si vuole infatti combattere il precariato che da sempre affligge i dottorati di ricerca. Inoltre, l’emendamento mira anche a migliorare le opportunità di accesso per chi ha conseguito da poco una laurea.
Analizziamo in dettaglio le nuove figure contrattuali, quella dell’incarico post-doc e dell’incarico di ricerca.
Dottorati di ricerca: l’emendamento al Ddl PNNR scuola 45/25
Grazie all’emendamento al Ddl PNNR scuola 45/25, i dottorati di ricerca cambiano volto. L’obiettivo della Commissione Cultura, Istruzione e Ricerca del Senato, che si è occupata dell’emendamento, è quello di migliorare il sistema nazionale della ricerca.
Tra gli obiettivi della Commissione Cultura, Istruzione e Ricerca, in particolare, ci sono quelli che mirano a migliorare l’accesso. Si vuole, inoltre, garantire una maggiore continuità ai giovani ricercatori.
Per questo, il nuovo emendamento ha previsto, accanto al già istituito contratto di ricerca, che risale al 2022, due nuove tipologie contrattuali. Sono stati cioè introdotti due nuovi incarichi: l’incarico post-doc e l’incarico di ricerca.
Incarico post-doc: di cosa si tratta
Tra le nuove tipologie di contratto per i dottorati di ricerca, si inserisce innanzitutto l’incarico post-doc.
Si tratta di una tipologia di contratto di ricerca riservato a chi è già stato dottore di ricerca. Si configura come un contratto a tempo determinato, la cui durata può variare.
L’emendamento prevede che la durata di un incarico post-doc possa andare da un anno fino a un massimo di tre anni.
Per quanto concerne, invece, i compensi, questi dovranno essere corrisposti in misura adeguata. Inoltre, è prevista la copertura previdenziale e assistenziale completa. L’introduzione di questa nuova tipologia di incarico per i dottorati di ricerca prevede quindi non solo flessibilità, ma anche continuità. I giovani ricercatori potranno infatti proseguire il proprio percorso più agevolmente.
Cos’è l’incarico di ricerca
La seconda tipologia contrattuale prevista dall’emendamento che riguarda i dottorati di ricerca è l’incarico di ricerca.
Potranno accedere a questa tipologia contrattuale coloro che hanno conseguito una laurea magistrale o a ciclo unico. Tuttavia, il titolo dovrà essere stato conseguito entro un periodo massimo pari a sei anni.
In sostanza, è una sorta di “porta di accesso” ai dottorati di ricerca. L’incarico di ricerca verrà infatti svolto sotto la supervisione di un tutor.
Sono previsti dei compensi minimi, dei quali non sono ancora note le cifre. Gli esatti importi daranno a breve determinati dal Ministero. Questa nuova tipologia contrattuale mira a migliorare le opportunità di accesso ai dottorati di ricerca per i giovani laureati.
Dottorati di ricerca: cosa cambia per i giovani ricercatori
L’introduzione dell’incarico post-doc e dell’incarico di ricerca cambia totalmente le modalità di accesso ai dottorati di ricerca.
Cambia, inoltre, le opportunità per coloro che hanno già conseguito un dottorato di ricerca. In questo modo, la ricerca italiana diventa più attrattiva per i giovani ricercatori che, spesso, in passato hanno deciso di andare all’estero per fare carriere.
Le nuove tipologie contrattuali, al contrario, aiuteranno il nostro Paese ad allinearsi con il resto dell’Europa per quanto concerne il settore ricerca. E la competitività aiuterà a evitare la dispersione dei giovani ricercatori. Le nuove opportunità di avanzamento professionale, infatti, combatteranno la precarietà che caratterizzava la ricerca in ambito universitario.
Dottorati di ricerca: continua a esistere il contratto di ricerca ordinario
Le due nuove forme contrattuali si affiancheranno al contratto di ricerca introdotto nel 2022, che di fatto continuerà a esistere. Questa tipologia di contratto tipica dei dottorati di ricerca è stata ufficialmente introdotta dalla L. n. 79/2022. Con questa legge, è stato abrogato il vecchio assegno di ricerca, che era una forma di collaborazione coordinata e continuativa annuale. L’importo lordo del vecchio assegno era di circa 19.500 euro annui.
Il contratto di ricerca introdotto nel 2022, al contrario, rappresenta un rapporto di lavoro subordinato. Ha durata biennale e può essere rinnovato una volta. C’è inoltre la possibilità di concedere la proroga di un anno, sulla base degli specifici progetti di ricerca. In merito al compenso, invece, questo viene regolato grazie al CCNL Istruzione e Ricerca.
Salvi i progetti Marie Curie grazie all’emendamento sui dottorati di ricerca
Oltre a introdurre le due nuove tipologie di incarico appena analizzate, l’emendamento relativo ai dottorati di ricerca ha ottenuto un altro importante obiettivo. Ha infatti salvato i progetti Marie Curie e il destino dei vincitori dei progetti stessi.
Infatti, erano a rischio i fondi conferiti, in quanto lo specifico contratto di ricerca non era inizialmente contemplato dai bandi. Anche questi progetti sono riservati ai giovani ricercatori, nel caso in cui abbiano la volontà di spostarsi da un Paese all’altro per fare carriera.
Perdere i fondi avrebbe rappresentato una grande sconfitta per l’Italia. Infatti, dal 1996, le Marie Skłodowska-Curie Actions (MSCA) rappresentano il principale programma di riferimento dell’Unione europea per la formazione dottorale e post-dottorato.
Le parole del Presidente della Commissione Istruzione
A seguito dei cambiamenti introdotti per migliorare i dottorati di ricerca, la Commissione Cultura, Istruzione e Ricerca del Senato ha espresso grande soddisfazione.
In particolare, il Presidente della Commissione Roberto Marti della Lega ha confermato il proprio apprezzamento per i risultati raggiunti.
“Ora il Paese avrà due figure contrattuali che recepiscono appieno i principi della carta europea dei ricercatori garantendo insieme tutele e flessibilità”, ha dichiarato Marti a Il Sole 24 Ore.
Dello stesso avviso anche Giovanna Iannantuoni, la Presidente della Conferenza dei Rettori. La Crui, più volte, aveva richiesto il superamento generato dall’abrogazione degli assegni di ricerca. “Ora finalmente si va nella giusta direzione, ovvero quella che riconsegna nelle mani dei giovani ricercatori italiani gli strumenti adeguati per partecipare ai progetti internazionali e costruire più agevolmente il loro percorso di carriera”, ha affermato la Presidente Iannantuoni.