La dispersione scolastica nel nostro paese continua a essere elevata. Questo dato non rappresenta solo un fallimento del nostro sistema scolastico, ma è anche un costo consistente per lo Stato.
Dispersione scolastica: qualche dato
L’Italia è il quarto paese in Europa per maggiore dispersione scolastica, seguita solamente da Romania, Malta e Spagna: un dato preoccupante.
Dal 1995 circa 3 milioni e mezzo di studenti su 11 milioni di iscritti alle scuole superiori, hanno abbandonato il percorso di studi senza diplomarsi, circa il 30%.
Secondo i dati pubblicati da Tuttoscuola nel dossier “La scuola colabrodo” il costo di questa dispersione per lo stato è enorme, circa 55 miliardi di euro.
Due italiani su 5 non hanno un titolo di studio superiore alla licenza media, mentre uno studente su due non si iscrive all’università. Di questi solo il 18% arrivano a laurearsi, ma un’elevata percentuale di loro si trasferisce poi a lavorare all’estero.
Negli ultimi anni, però, il fenomeno di dispersione è diminuito passando al 36,7% al 24,7%. Un piccolo passo in avanti, che sicuramente non ferma però dato che rimane consistente.
La dispersione scolastica implicita
Da non sottovalutare anche la percentuale di dispersione scolastica implicita, ovvero tutti quei ragazzi che si diplomano ma hanno un bagaglio di conoscenze talmente basso da impedire loro l’ingresso nel mondo del lavoro . In questo ultimo caso, come evidenziano le prove Invalsi, è molto preoccupante il divario tra nord e sud, con una percentuale molto più alta in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna di alunni con competenze scolastiche minime.
Gli effetti negativi sulla società
Questo fenomeno incide in maniera negativa sulla disoccupazione, che è quasi doppia tra chi non ha il diploma e quattro volte tanto rispetto a chi si laurea.
Prevenire la dispersione scolastica, attraverso un serio piano di interventi a lungo termine, avrebbe costi molto più bassi rispetto alle conseguenze sociali che riguardano anche la salute e la sicurezza.