La ricerca in Italia e Confindustria
L’innovazione in Italia, senza dubbio ha bisogno di una scossa. Ci basta osservare i dati del MIUR diffusi recentemente.
In questo momento gli investimenti in ricerca e sviluppo del nostro paese ammontano a 23,4 miliardi, (meno del 1,4% del Pil), finanziati soprattutto dal settore privato cioè imprese e istituzioni no profit che hanno contribuito per il 55,2% pari a 13,1 miliardi di euro, un numero comunque molto lontano dall’obiettivo che tutta l’Europa si è imposta per la fine del 2020 (3% del prodotto interno lordo).
In Germania, per esempio, la spesa ha già raggiunto il 3% del Pil, in Francia invece il 2,2%.
Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti durante un convegno alla Camera dei deputati a cui hanno partecipato sindacati, enti pubblici, atenei, associazioni di categoria, aziende pubbliche, ha proposto un patto in dieci punti da attuare con altrettanti step per rilanciare la ricerca italiana. Fioramonti chiederà di partecipare al “ Patto “ sia alle grandi che medie che piccole imprese; chiunque sia disposto ad impegnarsi per ridurre un vero e proprio dramma italiano. Ogni anno milioni di laureati lasciano il nostro Paese per cercare fortuna all’estero. Ciò significa che ogni persona formata con le nostre conoscenze ci farà poi concorrenza sui mercati internazionali, in termini economici si tratta di un assegno da 250 mila euro che doniamo ad un altro Paese. Questa proposta ha da subito trovato disponibilità da parte di Confindustria che si è detta “pronta a collaborare con proposte concrete”.
Tuttavia è bene ricordare che, anche quando i fondi ci sono stati, non li abbiamo utilizzati nel migliore dei modi, aggravato tutto con la recente crisi politica che ha praticamente bloccato 5 miliardi da qui a fine 2020 stanziati per la ricerca. Soldi di un atto che non è mai arrivato e difficilmente vedremo.
Cosa bisognerebbe fare
Secondo Daniele Finocchiaro, presidente del gruppo tecnico Ricerca e sviluppo Confindustria, bisognerebbe puntare sulle imprese, sostenendo l’individuazione di azioni comuni e concrete, rapidamente e in modo unito, tramite l’impegno sia dei soggetti pubblici che privati, per riuscire a vincere tutte le sfide sociali che l’Italia si trova a combattere in questo periodo.
Bisogna puntare tanto sulla ricerca quanto sui ricercatori per avere un nuovo modello di sviluppo e raggiungere almeno il 3% degli utili.
I 10 punti del Patto
- Investimenti in ricerca e sviluppo
- Sviluppo sostenibile come mainstream
- Co-produzione con università, istituzioni AFAM ed enti di ricerca
- Fare della ricerca il cuore del Made in Italy
- Puntare sul lavoro qualificato
- Ricerca e innovazione sociale sul territorio
- Internazionalizzazione
- Qualità del lavoro
- Riconversione industriale
- Agenzia nazionale per la ricerca e l’innovazione