L'Italia nelle classifiche QS World University Rankings
Notizia di pochissime settimane fa è stata la pubblicazione dell’edizione 2021 delle QS World University Rankings: si tratta di una serie di classifiche, generali ma anche per singolo ambito accademico, delle migliori Università del mondo, secondo criteri ben precisi che permettono di mettere a confronto l’operato dei vari atenei del globo. Insieme a quelle stilate da Times Higher Education, le classifiche che il gruppo Quacquarelli Symonds pubblica ogni anno permettono di monitorare prestigio, affluenza, mobilità, innovazione ed altri fattori che concernono le Università del mondo.
Come si piazzano le Università italiane
L’anno 2021 si apre con notizie sia buone che un po’ meno buone, per gli atenei della Penisola. Nonostante nessuna Università italiana figuri, quest’anno, tra le 100 migliori del mondo, a livello generale (ossia non andando a vedere i risultati per singolo ambito di studio), una porzione assai grossa degli atenei italiani rientra nella top 1000 globale. Si tratta di una percentuale che corrisponde nientemeno che al 40% di tutte le Università presenti sul territorio: fa pensare in bene, per il futuro dell’Università e della ricerca in Italia, il fatto che quasi un ateneo su due goda di una buona reputazione, tale da farlo entrare tra le migliori 1000 su scala mondiale.
A livello europeo la situazione è incoraggiante: nella top 1000 l’Italia si classifica meglio di altri grandi potenze del Vecchio Continente, tra cui Germania e Francia. Questo poiché figurano, tra le prime 1000 al mondo, più Università italiane rispetto a francesi o tedesche. Nonostante la situazione cambi leggermente a favore delle Università di questi Paesi quando ci si restringe alla top 500 o top 100, l’Italia può continuare comunque a vantare il dodicesimo posto al mondo come miglior sistema educativo universitario. Essa raggiunge persino il quarto posto in Europa, preceduta solamente da Svizzera, Germania e Paesi Bassi.
Cosa si può ancora migliorare
Nonostante i dati più che incoraggianti, è inevitabile notare alcune piccole pecche. Tra esse, una delle più evidenti è la scarsa presenza di atenei del Sud Italia, tra i primi 1000 classificati (e nessuno che figuri tra i primi 500). Altri piccoli dettagli riguardanti la presenza molto più forte di atenei di alcune città (Milano, Bologna e Roma, principalmente) rispetto ad altri, sottolineano il bisogno di dare rilievo alche alle attività di Università più piccole. Nonostante questa gerarchia, seppur lieve, tra gli atenei italiani, emergono dati incoraggianti riguardo l’affluenza di nuovi studenti verso atenei minori o più giovani, tra cui Perugia, Napoli, ed altri.
Alcune analisi più approfondite permettono di trarre conclusioni anche a livello di personale e di qualità della ricerca, soprattutto considerando che queste classifiche utilizzano indicatori relativi alla mobilità internazionale e all’ampiezza, per così dire, dello spettro di rilevanza che le singole università raggiungono a livello mondiale. Sono emerse necessità, per le Università italiane, di investire di più nella collaborazione tra mondo accademico e industria, oltre che tra Paesi e team differenti. Altro punto dolente del mondo universitario italiano è la scarsità di fondi investiti in esso, se confrontato con le ingenti somme che altri Paesi del mondo destinano alla ricerca e all’attività dei propri atenei. Dati su cui riflettere e agire per far sì che l’Università in Italia possa continuare a fiorire.
Le Università italiane che eccellono nei singoli ambiti
Per tornare su notizie più incoraggianti, per le Università italiane, riportiamo dati eccellenti rispetto al posizionamento di alcuni atenei del territorio in specifici ambiti. Nelle materie umanistiche, ben due università italiane figurano nella top 100 (Roma – La Sapienza e Alma Mater Studiorum di Bologna), con l’ateneo romano al primo posto al mondo negli studi del mondo classico. Bologna si classifica nella top 100 anche nell’ambito della Medicina, insieme alla Statale di Milano, mentre sempre La Sapienza è l’unica Università italiana tra le prime 100 nell’ambito delle Scienze Naturali. Bocconi (Milano) e Alma Mater figurano tra le prime 100 per le Scienze Sociale ed il Management (la prima conquistando un impressionante 16esimo posto); per finire, nell’ambito dell’Ingegneria e Tecnologia figurano i due Politecnici d’Italia, quello di Torino (39esimo) e quello di Milano (20esimo posto al mondo).
Perché queste classifiche sono importanti
Ma perché è importante monitorare l’operato delle Università del mondo attraverso queste classifiche? Domanda che forse si staranno ponendo alcuni, la cui risposta è intuitiva ma anche complessa. Poiché i metri di valutazione sono più di uno (reputazione accademica, influenza della ricerca che la singola Università produce, tasso di occupazione e preparazione dei laureati, e altri), è evidente che si tratta di classifiche da analizzare nel dettaglio, per comprendere quali fattori hanno portato all’eccellenza di tale ateneo, in che ambiti e forme. L’utilità di queste classifiche, oltre che a livello mediatico, consiste tra le altre nel fornire a studenti e accademici dati veri e imparziali riguardo le istituzioni nelle quali studiano o lavorano, e a direzionare potenziali fondi verso le Università meritevoli.
Ovviamente esistono molti altri motivi per cui queste classifiche sono importanti; questo articolo deve servire a dare un’idea al lettore del contesto in cui sono collocate.