Alberghiero: crollano le iscrizioni del 47%
L’Osservatorio Ristorazione ha lanciato l’allarme: dopo il picco avuto tra il 2013 ed il 2015, le iscrizioni all’alberghiero sono letteralmente crollate.
In questo articolo ci occuperemo delle cause che hanno portato a questo picco verso il basso. Cercheremo di capire per quale motivo, cioè, l’alberghiero non è più un istituto ambito come un tempo. E analizzeremo le conseguenze (nefaste) che il calo delle iscrizioni sta attualmente causando al settore del turismo.
Alberghiero: alle origini del picco di iscrizioni
Prima di analizzare le motivazioni nel crollo delle iscrizioni all’istituto alberghiero in ogni parte del nostro Paese, andiamo ancora più indietro e cerchiamo di capire quali sono state le origini del processo inverso.
A partire dal 2013, come già detto, gli istituti di tutta Italia hanno registrato una crescita enorme nel numero delle iscrizioni. Cosa che ha avuto effetti non proprio positivi sugli istituti stessi, che in molti casi hanno dovuto introdurre regole per diminuire un numero di iscrizioni eccessivo, che non erano capaci di gestire.
Ai più attenti non sarà di certo sfuggito che il picco delle iscrizioni si è avuto proprio dopo il grande successo delle prime edizioni di programmi legati alla cucina, Masterchef in primis.
Programmi che hanno mostrato il mondo della ristorazione sotto una luce differente rispetto a quella alla quale eravamo abituati. I giudici di tali programmi sono diventati delle vere e proprie star, con milioni di seguaci sui social e visti, dunque, come dei VIP.
Dunque, alle origini del successo dell’alberghiero come scuola ambitissima dai giovani italiani c’è la volontà di emulare i grandi chef dei talent show culinari. Gli studenti che decidevano di iscriversi presso questa tipologia di scuola, plausibilmente, ambivano a diventare dei cuochi famosi.
Nel 2014 si registrò il numero più alto di iscritti negli istituiti alberghieri italiani. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Istruzione, durante l’anno scolastico 2014 – 2015 fecero il loro ingresso più di 64.000 studenti presso gli alberghieri italiani.
Un numero che cambiò davvero poco durante il successivo anno scolastico 2015 – 2016, quando gli iscritti al primo anno furono circa 61.000.
Il calo degli iscritti si ebbe già a partire dall’anno dopo, e fu graduale. Si passò a circa 55.000 iscritti nell’anno scolastico 2016 – 2017, che scesero a poco più di 52.000 l’anno seguente. E la discesa proseguì.
Un crollo delle iscrizioni che si attesta al 47%
Per quanto riguarda l’anno scolastico 2021 – 2022, i dati degli iscritti all’alberghiero sono ancor più eloquenti. Il numero di nuovi iscritti, infatti, è di circa 34.000 studenti, numero che anche l’anno scolastico precedente era tra l’altro simile.
In percentuale, il crollo delle iscrizioni è pari, come detto, al 47% rispetto a quelli che potremmo definire gli anni scolastici d’oro dell’alberghiero.
Crollo iscrizioni alberghiero: le motivazioni di questo brusco calo
Analizziamo, adesso, le motivazioni profonde che hanno causato un crollo così elevato nelle iscrizioni all’alberghiero.
Abbiamo già analizzato ampiamente le origini del boom delle iscrizioni. I talent show legati alla cucina hanno purtroppo fatto si che si diffondesse un’idea dei cuochi (e, per esteso, di coloro che lavorano nel settore del turismo) erronea e non corrispondente a verità.
I numerosissimi iscritti all’alberghiero hanno dovuto fare ben presto i conti con la realtà: in primis, con le retribuzioni che, di solito, sono poco redditizie.
A ciò bisogna aggiungere dei turni di lavoro che, bisogna ammetterlo, sono a dir poco massacranti. Insomma, i sogni di gloria di intere schiere di ragazzini che sognavano di diventare chef famosi subito dopo il diploma sono purtroppo stati infranti.
Il messaggio alterato che alcuni programmi TV ha lasciato passare ha causato problemi non da poco al mondo dell’istruzione alberghiero. Se in un primo momento ha dovuto fare i conti con migliaia di iscrizioni non previste da gestire, al momento sta avvenendo proprio il contrario.
Crollo iscrizioni all’istituto alberghiero: l’effetto pandemia
C’è poi da considerare un ulteriore aspetto, che fino ad ora non abbiamo analizzato, ma che sicuramente è stato in grado di causare anch’esso un calo delle iscrizioni. Il mondo alberghiero è stato intaccato non poco dalla pandemia di Covid-19, non possiamo assolutamente negarlo.
E le difficoltà che l’intero settore del turismo ha dovuto affrontare hanno avuto impatto anche sul mondo dell’istruzione.
Questo perché trovare lavoro nel settore turistico è diventato ancor più difficile e, soprattutto, meno vantaggioso. Gli stipendi non proprio altissimi di cui abbiamo già avuto modo di parlare, a fronte di moltissime ore di lavoro, hanno subito un’ulteriore riduzione a causa della crisi generata dalla pandemia.
È vero che un giovane neo-diplomato non può aspettarsi uno stipendio elevatissimo, ma lavorare 9 o 10 ore al giorno per poche centinaia di euro non è sicuramente allettante. A ciò si aggiunge anche il fatto che molti dei contratti nel settore turismo hanno carattere stagionale. Una modalità lavorativa che non tutti sono in grado di accettare, ed alla quale non sempre è facile adattarsi.
Ed è probabilmente anche questa situazione lavorativa tanto precaria e poco vantaggiosa che scoraggia i più giovani dal tentare una carriera in questo settore.
Una crisi profonda: necessario comprendere le esigenze degli studenti
In ultimo, c’è un aspetto conclusivo che va tenuto in considerazione e che, come gli altri aspetti che abbiamo analizzato fino ad ora, ha influito sul calo delle iscrizioni presso gli istituti ad indirizzo alberghiero.
Nonostante nel nostro Paese il turismo sia un settore abbastanza sviluppato, in molti casi non si tiene conto delle esigenze degli studenti.
Spesso infatti l’istituto alberghiero prevede dei percorsi formativi che sono eccessivamente teorici. Un problema molto grave, se consideriamo che la maggior parte degli studenti iscritti esce da scuola senza sapere con esattezza come comportarsi durante il lavoro ed in cosa consiste esattamente la propria mansione lavorativa.
Uno degli step fondamentali per invertire questo trend negativo è dunque investire nella formazione, potenziando innanzitutto i corsi regionali, che potrebbero rappresentare una valida attrattiva per gli studenti.
L’intero sistema va poi riformato, potenziando l’aspetto pratico. Tutto il resto verrà da sé: è ovvio che assumere un giovanissimo diplomato è poco conveniente e, dunque, gli stipendi si riducono. Potrebbero però aumentare all’aumentare delle competenze e delle abilità degli studenti, anche se freschi di diploma.