Abolizione numero chiuso Medicina: scopri perché è impensabile
L’abolizione numero chiuso Medicina è un argomento di cui si è parlato spesso negli ultimi mesi; molte persone hanno accolto con entusiasmo l’idea di poter accedere liberamente a questa facoltà, ma una novità come questa cosa andrebbe realmente a comportare?
Perché si è pensato all’abolizione del numero chiuso a Medicina
Quella di Medicina è la facoltà a numero chiuso per eccellenza: ogni anno migliaia di candidati si presentano ai relativi test e solo pochi di loro hanno modo di procedere con l’immatricolazione.
La domanda di medici che contraddistingue l’odierno mercato del lavoro in Italia è elevata, e non sempre riesce ad essere soddisfatta in modo agevole: sulla base di questo si è pensato appunto all’abolizione del numero chiuso a Medicina, ma nella realtà dei fatti non sembra essere questa la modalità più efficace per risolvere il problema.
Perché l’eliminazione dei test d’accesso non sembra essere la soluzione
Chi è del settore sottolinea che le università italiane sfornano ogni anno un numero di laureati in Medicina consono alla domanda di mercato, tuttavia solo pochi di essi hanno in seguito modo di ottenere le borse di studio necessarie per l’accesso alle specializzazioni.
In Italia infatti la principale difficoltà non sarebbe quella di individuare dei semplici medici, bensì quella di reperire dei medici specializzati; l’ampliamento delle borse di studio ai percorsi di specializzazione, le quali sono erogate direttamente dallo Stato, sarebbe molto più funzionale a ciò che domanda l’odierno mercato del lavoro.
Perché è verosimile immaginare un’elevata dispersione
Alla luce di questo, dunque, cosa significherebbe “spalancare” l’iscrizione a chiunque?
É sicuramente vero che chi è preparato, portato e motivato riuscirà con ogni probabilità a portare a termine il percorso, per contro però in tali corsi di laurea è verosimile immaginare un’elevata dispersione.
Tantissimi iscritti si vedrebbero costretti ad abbandonare il corso di laurea in un modo decisamente meno “indolore” rispetto al semplice non superamento del test.
Intuire dopo mesi, se non dopo anni, di non poter riuscire in questo tipo di studi non è affatto un qualcosa di positivo sia per la notevole perdita di tempo e denaro, sia per il senso frustrazione legato appunto ad una lenta auto-esclusione.
Anche per queste ragioni sarebbe senz’altro un errore credere a priori che l’abolizione del test di ammissione a Medicina possa soddisfare in modo ottimale le necessità del mercato del lavoro odierno.
Le statistiche di Almalaurea, d’altronde, evidenziano il fatto che la facoltà di Medicina italiane vantano dei tassi di abbandono molto bassi, nonché delle elevate percentuali di laureati in corso e dei voti medi di laurea piuttosto alti: se questi corsi di laurea si contraddistinguono per una simile qualità è anche perché viene effettuata una selezione molto ferrea in fase di accesso.
L’idea di adottare il sistema francese
C’è chi ha ipotizzato l’adozione, in Italia, del sistema francese, in cui gli studenti di Medicina sostengono il test non prima dell’immatricolazione, bensì dopo il primo anno di corso.
Anche questo iter presenta diverse criticità, non ultima il fatto che gli studenti sono portati ad abbandonare tale strada dopo aver speso un anno di studio, oltre che di tempo e denaro; l’applicazione di una selezione di questo tipo in Italia sembra peraltro essere poco realizzabile per scarsità di infrastrutture e di personale docente.
Il parere di CRUI, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane
CRUI ha espresso per voce del suo Presidente, il Prof. Gaetano Manfredi, il proprio parere circa la possibilità di eliminare i test di accesso alla facoltà di Medicina.
La Conferenza dei Rettori delle Università Italiane si è dichiarata contraria a quest’opzione, sottolineando che sarebbe semmai più opportuno ampliare il numero di posti a disposizione.
Sicuramente gli introiti legati al pagamento delle rette di iscrizione diverrebbero molto più alti grazie all’eliminazione dei test, ma come detto moltissimi iscritti saranno portati ad abbandonare il percorso e soprattutto non tutti i laureati troverebbero agevolmente un impiego.