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Censis e calo demografico: meno 1,7 milioni di studenti nel 2042

Censis e calo demografico: meno 1,7 milioni di studenti nel 2042

censis e calo demografico
  • Sara Elia
  • 1 Febbraio 2023
  • News
  • 4 minuti

Censis e calo demografico: meno 1,7 milioni di studenti nel 2042

Il calo demografico attualmente registrato dal Censis nell’anno corrente è allarmante. Il 56esimi rapporto sulla situazione sociale del Paese rilascia dati non di certo promettenti. Se la situazione dovesse procedere allo stesso modo, o peggiorare, ci saranno conseguenze estreme per il futuro. Scuole e università con pochissimi studenti.

Analizziamo nel dettaglio il rapporto Censis 2022.

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Calo demografico: 56esimo rapporto del Censis

Le stime riportate dall’ultimo rapporto Censis, il 56esimo, sono davvero preoccupanti. Negli ultimi cinque anni gli studenti degli istituti scolastici sono diminuiti da 8,6 milioni a 8,2 milioni. Ovvero il 4,7 per cento in meno.
 
I dati della dinamica demografica sono i seguenti:
 
  • scuola dell’infanzia: -11,5 per cento nei cinque anni;
  • scuola primaria: -8,3 per cento;
  • università: calo di immatricolazioni del -2,8% nell’ultimo anno accademico (2021/2022);
Non è previsto un miglioramento per il futuro. Anzi, purtroppo si prospetta che tra dieci anni la popolazione tra i 3/8 anni scenderà ancora. Dagli attuali 8,5 milioni arriverà a 7,1 milioni e nel 2042 potrebbe ridursi a 6,8 milioni.
 
Il pronostico su cosa accadrà tra vent’anni nelle scuole è allarmante:
  • scuola primaria e secondaria di primo grado: decremento di 900mila persone di 6-13 anni nel 2032;
  • scuola secondaria di secondo grado: 726mila ragazzi tra i 14 e i 18 anni in meno;
  • popolazione 19/24enne: calo di quasi 760mila persone all’università.
Ci saranno 390mila scritti e 78mila immatricolati in meno rispetto ad oggi.
 

Calo demografico: mappa delle fragilità sociali

Grazie ai dati accurati del rapporto del Censis 2022 sul calo demografico possiamo delineare una mappa delle nuove fragilità sociali:
 
  • famiglie che vivono in condizione di povertà assoluta: più di 1,9 milioni (il 7,5% del totale), cioè 5,6 milioni di persone (il 9,4% della popolazione). Di queste, il 44,1% risiede nel Mezzogiorno;
  • giovani 18-24enni usciti precocemente dal sistema di istruzione e formazione: 12,7% a livello nazionale e il 16,6% nelle regioni del Sud. La media europea di dispersione scolastica invece si attesta sul 9,7%, Nei dell’Unione europea la quota di diplomati è di circa 85,2%. In Italia invece si ferma al 76,8%. La percentuale di laureati in Italia è ancora minore: il 26,8% contro una media Ue del 41,6%;
  • Neet, giovani che non studiano nè lavorano: altro negativo primato europeo tutto italiano. Arrivano al 23,1% di fronte di una media Ue del 13,1%. 

Alcuni dati positivi: le migliori università italiane

Il 56esimo rapporto Censis ha registrato per fortune alcuni dati positivi. Ecco quelle che sono state ritenute le migliori università italiane: In merito a quelli con più di 42 mila iscritti:

  • Bologna;
  • Padova;
  • La Sapienza di Roma
  • Pisa
  • Firenze
  • Statale di Milano
  • Palermo
  • Torino
  • Bari
  • Federico II di Napoli.

In merito a quelli con iscritti dalle 20.000 alle 40.000 unità:

  • Pavia
  • Perugia
  • Calabria
  • Venezia Ca’ Foscari
  • Milano Bicocca
  • Cagliari
  • Parma
  • Genova
  • Roma Tor Vergata
  • Salerno
  • Chieti e Pescara
  • Roma Tre
  • Catania
  • Messina

Dispersione degli studenti: tra Neet ed integrazione degli stranieri

La scuola italiana non è alle prese solo con i problemi causati dal calo demografico. Il tasso di dispersione è infatti estremamente alto, I giovani 18-24enni escono con troppa rapidità dal sistema di istruzione e formazione.

Il Paese detiene inoltre il primato europeo per il numero di Neet, i giovani che non studiano nè lavorano. Il 23,1% dei 15-29enni a fronte di una media Ue del 13,1%. E nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza sale al 32%.

Un’altra problematica evidente è quella sull’integrazione degli alunni di nazionalità non italiana. In base all’indagine del Censis nelle scuole a elevata presenza di stranieri (oltre il 15%):

  • 19,5% dei presidi ritiene il livello di integrazione completamente soddisfacente;
  • 35,5% non ha riscontrato alcuna criticità di integrazione;
  • 53% ha affrontato problematiche di vario tipo.

Sistema Sanitario Nazionale: dati allarmanti

Altri dati allarmanti rilevati dal rapporto Censis 2022 sul calo demografico sono quelli a riguardo del Sistema sanitario nazionale.
 
Tra il 2010-2020 aveva registrato, complice la pandemia di COVID-19  e le misure per fronteggiare l’emergenza un incremento medio dello 0,8%. Passando da 105,6 a 113,8 miliardi di euro, nel 2020 era aumentato fino a 120,6 miliardi.
 
Ma l’incidenza del finanziamento del Sistema sanitario nazionale è destinato a scendere al 6,2% del Pil nel 2024:
 
  • rapporto medici/abitanti in Italia idiminuito da 19,1 a 17,3 ogni 10.000 residenti;
  • età media dei medici è di 51,3 anni. L’ 8,5% dei medici ha più di 60 anni e un numero consistente si avvicina all’età del pensionamento;
  • previsti 29.331 pensionamenti tra i medici  21.050 tra il personale infermieristico. 

Calo demografico e coesione sociale

I fenomeni osservati fino ad ora sono strettamente legati alla scarsa coesione sociale nei territori. I ricercatori del Censis, analizzando le cause dell’evidente calo demografico e problemi annessi, hanno infatti dichiarato l’Italia “una società in cui manca la coesione sociale.” Che porta di conseguenza ad un’università senza studenti. 
 
Al fondamento di questo andamento negativo è necessario analizzare al meglio la mappa delle fragilità sociali. Le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta sono 5,6 milioni. Il 9,4 della popolazione complessiva. Tali individui sono impossibilitati ad acquistare beni e servizi essenziali per uno standard di vita accettabile. Tra questi rientra, di certo, anche garantire un percorso scolastico lineare ai figli.
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