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Plagio delle AI: copyright violato dalle nuove frontiere tecnologiche

Plagio delle AI: copyright violato dalle nuove frontiere tecnologiche

Plagio delle AI
  • Sara Elia
  • 20 Novembre 2023
  • Digital marketing
  • 4 minuti

Plagio delle AI: violazione del copyright dalle nuove frontiere tecnologiche di Intelligenza Artificiale

I nuovi strumenti di intelligenza artificiale apportano molte ottimizzazioni tecnologiche ma esistono anche problemi come il plagio delle AI. La notizia è recente. Sono stati identificati alcuni siti che utilizzano l’AI per riproporre articoli di giornali senza però attribuirne la fonte.

Scopriamo insieme al meglio cos’è è successo!

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Plagio delle AI: il lato negativo della rivoluzione tecnologica

Le nuove frontiere della violazione del copyright ad oggi si avvalgono dell’intelligenza artificiale. Il problema in cui ad oggi ci troviamo di fronte è il plagio automatizzato delle AI.
 
I nuovi strumenti di AI sono infatti in grado di parafrasare alla perfezione testi interi. E lo fanno così bene che è molto complicato comprendere se un contenuto è un plagio delle AI o un contenuto umano.
Questa pratica nefasta si macchia di violazione dei diritti d’autore e registra ad oggi già parecchi casi in ambito giornalistico. 
 
La startup americana NewsGuard, che si occupa di contrastare la diffusione di fake news, evidenzia infatti l’uso dell’AI nella riscrittura di articoli di testate giornalistiche autorevoli. I siti di bassa qualità sfruttano questa pratica per massimizzare la loro presenza e ottenere maggiori introiti pubblicitari.
 
Nello specifico, il report 2023 ha identificato 37 siti internazionali che hanno sfruttato chatbot per rielaborare articoli di testate del livello di CNN e New York Times. Non citare le fonti significa plagiare il duro lavoro di editori e giornalisti.
I siti colpevoli hanno tutti lasciato un indizio di denuncia delle manipolazioni dell’AI tramite messaggi di alert tipici dei testi generati dal pensiero artificiale.
 

Plagio delle AI: la violazione del copyright a livello legislativo

Come abbiamo visto insieme, ad oggi il plagio delle AI è una realtà tangibile.
Il problema principale è che è sempre più difficile distinguere tra contenuti prodotti da umani e generati dall’intelligenza artificiale. Identificare il potenziale plagio è dunque complesso.
 
A livello legale inoltre non è ancora chiaro se gli articoli riscritti tramite AI possano costituire contenuti originali. E quindi se valga l’accezione positiva di aggregazione efficiente o quella negativa di plagio iper-efficiente.
Mentre si sta cercando di concretizzare la regolamentazione per la violazione, l’AI continua ad agire indisturbata. 
 
Alcune politiche di utilizzo sono però già chiaro, come quelle di Bard di Google e ChatGPT di OpenAI.
Google vieta l’uso ingannevole di contenuti generati dall’intelligenza artificiale mentre OpenAI vieta il plagio delle AI. Senza però fornire un ulteriore descrizione dettagliata su cosa intenda con questo termine.
 
Nel 2018 in Italia la Cassazione aveva già deliberato che il plagio di un’opera altrui nasce in caso di contraffazione dell’opera tutelata e di plagio evolutivo.
Le rielaborazioni delle AI potrebbero appartenere a questo secondo caso. Con il risultato che il titolare dell’opera originale potrebbe chiedere il pagamento dei diritti di riproduzione e il risarcimento del danno.
 

L’arduo compito dei giudici 

Da questa controversia sul plagio delle AI emerge quanto la tutela dei diritti potenzialmente violati sia un tema controverso. E lo sarà sempre di più negli anni a venire, dato che l’utilizzo dei software è destinato ad aumentare.

Il fatto che un’intelligenza artificiale possa svolgere attività creative crea problemi di;

  • tutela del diritto d’autore;
  • decisione su chi sia il proprietario di testi ed immagini utilizzate dalle app;
  • titolarità del contenuto generato.

Ai giudici spetta dunque un compito non semplice. La giurisprudenza avrà avrà grossi impatti sullo sviluppo della tecnologia. E, di conseguenza, sul suo utilizzo da parte di aziende e utenti. Gl stessi infatti rischieranno di essere di essere accusati di violazione di copyright ove utilizzino prodotti dell’AI generativa.  

La decisione dei giudici sarà dunque decisiva. I tribunali hanno il compito di soppesare i potenziali danni e benefici di questo nuovo modo di utilizzare i contenuti. Forse per una vera e proprio risposta bisogna ancora attendere del tempo. Ovvero quando queste tecnologie saranno maggiormente implementate e sviluppate.

Per poter capire meglio la situazione è inoltre necessario comprendere come imparano e lavorano le intelligenze artificiali. le AI sono infatti generative in quanto in grado di creare contenuti che sembrano originali e, per farlo, utilizzano delle tecniche specifiche.

Casi oltreoceano e possibili soluzioni

In America sono state avviate cause legali contro delle aziende che si occupano di AI. L’accusa è quella di violazione dei diritti d’autore di programmatori ed artisti e plagio delle AI. L’intelligenza artificiale sarebbe inf grado di generare opere d’arte fin troppo simili allo stile dei reali autori. Stesso discorso per la categoria dei programmatori e la perfetta imitazione dei codici di programmazione.
 
Le aziende, da parte loro, hanno risposto di non agire contro legge, ma di imparare da grandi artisti e poi produrne di propri. Le aziende che hanno costruito questi modelli hanno infatti prima fatto raccolta di dati di artisti. E poi utilizzato algoritmi per addestrare il software a riprodurre testi, immagini e codici.
 
Ma il problema primario non è tanto l’imitazione dello stile quanto il precedente scraping. La ricerca di dati senza l’autorizzazione degli artisti significa uso improprio e non autorizzato.
 
Quale quindi la soluzione? Di certo è necessario contenere la disinformazione e altri pericoli derivanti dalla diffusione degli strumenti di AI generativa.
Le più importanti aziende del settore si stanno impegnando a sviluppare dei sistemi per:
  • creare una filigrana non cancellabile automaticamente impressa sui contenuti appena generati;
  • utilizzare altri strumenti per chiarire quali contenuti sono prodotti tramite intelligenza artificiale e quali no;
  • trovare nuovi modi per preservare l’integrità delle informazioni e rispettare i reali autori di contenuti.
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Sara Elia
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