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Crescente povertà educativa: il futuro dei giovani in pericolo

Crescente povertà educativa: il futuro dei giovani in pericolo

povertà educativa - giovani
  • Sara Elia
  • 10 Novembre 2023
  • News
  • 4 minuti

Povertà educativa e abbandono scolastico in continua crescita: il futuro dei giovani in pericolo

Ad oggi, abbandono scolastico e povertà educativa sono in continua crescita. Molti giovani ad oggi non possono nemmeno permettersi di visitare una mostra o leggere un libro.  L’ impoverimento culturale è in drammatico aumento. 

Scopriamo insieme come e perché.

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Povertà educativa: un problema sempre più attuale

La povertà educativa non incide solo sui singoli ma sul futuro e sullo sviluppo di tutto il Paese. Il peggioramento delle condizioni economiche e sociali delle famiglie gioca di certo un ruolo di rilievo sulla povertà educativa.
Dati riportano che ben un minore su 7 lascia la scuola in anticipo senza raggiungere competenze scolastiche di base. Sempre più alto anche il numero dei Neet, giovani che non studiano né lavorano né sono in formazione.
 
Povertà economica e povertà educativa si alimentano a vicenda e si trasmettono di generazione in generazione.
Se analizziamo alcuni dati possiamo renderci conto che in Italia:
 
  • circa 1 milione e 400 mila minori vivono in povertà assoluta;
  • 2,2 milioni minori sono in povertà relativa;
  • 23,1% dei giovani tra 15 e 29 anni è un Neet al di fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione. 
  • 12,7% degli studenti non arriva al diploma abbandonando precocemente gli studi;
  • 9,7% possiede competenze di base inadeguate per entrare nel mondo del lavoro. 
La pandemia di Covid-19 ha peggiorato la situazione provocando come conseguenze l’aumento della dispersione degli studenti. a povertà educativa in Italia mostra inoltre velocità differenti tra Nord e Sud, centro e periferie, grandi città e aree interne. Analizziamo insieme questo fattore di diversità.
 

Povertà educativa: le disuguaglianze territoriali

Dispersione scolastica e povertà educativa, come abbiamo visto finora, sono strettamente legate tra loro. La situazione colpisce soprattutto gli studenti provenienti da famiglie fragili a livello economico, culturale e sociale.
 
Ad oggi le regioni dove tali valori sono più evidenti sono:
  • Campania (19,8%);
  • Sardegna (18,7%);
  • Calabria (18%);
  • Sicilia (16%).
Le medesime regioni sono inoltre sopra la media anche per percentuale di giovani che hanno lasciato la scuola con al massimo la licenza media.
 
L’abbandono scolastico ha infatti una media nazionale del 12,7%, con punte in:
  • Sicilia (21,1%);
  • Puglia (17,6%);
  • Campania (16,4%);
  • Calabria (14%). 
Inoltre in Italia ad oggi il numero dei Neet è in costante aumento, raggiungendo la quota di circa 1,7 milioni. E la concentrazione maggiore si rivela essere, nuovamente, al Sud, e nello specifico a:
 
  • Caltanissetta;
  • Taranto;
  • Catania;
  • Napoli;
  • Messina;
  • Palermo;
  • Siracusa;
  • Foggia;
  • Catanzaro.
Come è evidente, questa situazione affligge, le aree del paese più deprivate e maggiormente segnate dalle disuguaglianze. 
Sicuramente la parte più fragile del sistema sono le scuole superiori perché non c’è un corretto orientamento. E, per risollevare i problemi, è necessario sia un aggiornamento della didattica sia una collaborazione tra scuola e famiglia. Il contrasto alla dispersione scolastica deve quindi diventare tra le priorità principali del Paese. 
 

Abbandoni universitari: il record italiano

Il record di abbandono universitario in Italia è alle stelle. I dati, provenienti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, fotografano una fase di povertà educativa anche per gli studenti delle università. 

L’ anno accademico appena concluso si è attestato come quello che, nell’ultimo decennio, ha registrato il maggior numero di abbandoni.  Ben il 7,3% degli iscritti, circa 23.600 studenti, ha lasciato gli studi al primo anno. 

L’aumento degli abbandoni, unito al calo degli immatricolati, provoca effetti negativi sul livello di istruzione del nostro Paese. E nel corso del tempo in un gap rispetto agli altri attori internazionali. 

Ad oggi gli ultimi dati della Commissione europeo collocano il nostro Paese al penultimo posto in ambito istruzione. La percentuale è di soli 31,2% di laureati tra i giovani tra i 25 e i 29 anni contro media europea di 41,1%.

Gli abbandoni universitari sono inoltre un peso economico tanto per le famiglie degli studenti quanto per la pubblica amministrazione. Il costo complessivo degli abbandoni è di circa 35 milioni di euro per le famiglie. E, per quanto riguarda la collettività, causa una perdita di circa 170 milioni di euro annui. E quindi un miliardo di euro di spesa pubblica ogni sei anni.

Come affrontare la crisi

La crisi scolastica a livello di povertà educativa ed economica deve necessariamente essere affrontata al meglio e il prima possibile. Il rischio è troppo altro ed è necessario attuare fin da ora una trasformazione radicale del sistema. Mettere dunque le basi per una spinta agli istituti scolastici a rinnovarsi.

La pandemia Covid-19 è stata segnata dal ricorso alla didattica a distanza, un buon modo per iniziare ad internazionalizzare le scuole. Un modello interessante da prendere in considerazione è infatti quello “misto: didattica in presenza e didattica a distanza. In questo modo si raccoglierebbero studenti non solo in loco ma anche al di fuori dell’Italia.

I dati parlano chiaro. Nel 2040 ci saranno circa 190 milioni di giovani provenienti dall’estero in età scolastica. Questo rappresenta un’opportunità che possono pensare di attrarre, giovani che potrebbero giocare un ruolo cruciale nella composizione degli istituti scolastici dei prossimi anni.

Tale realtà non è da ignorare ma anzi da utilizzare come nuovo potenziale in sostituzione degli istituti scolastici a rischio chiusura per gli abbandoni. Preparare quindi oggi un lavoro ben strutturato, promuovere l’internalizzazione, contribuire alla cooperazione sono obiettivi che l’Italia deve darsi.

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Sara Elia
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