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Fuga di mille medici all’anno dall’Italia e spesa in formazione di 150 milioni

Fuga di mille medici all’anno dall’Italia e spesa in formazione di 150 milioni

Fuga di mille medici anno da Italia spesi milioni per la formazione
  • Sara Elia
  • 5 Giugno 2023
  • News
  • 4 minuti

Fuga di mille medici all'anno dall'Italia e spesa in formazione di 150 milioni

In Italia, la grande fuga dei medici dagli ospedali, è una triste realtà ormai consolidata da molti anni.  Almeno mille medici ogni anno scelgono di trasferirsi all’estero in cerca di maggiori possibilità di carriera e stipendi più alti.

Analizziamo insieme la situazione attuale e le cause del fenomeno.

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Medici: la grande fuga all’estero

Lo Stato italiano spende per la formazione di ogni studente in ambito medico in media ben 150mila euro. Suddivisi in 25mila per i sei anni prima della laurea e 128mila per specializzazione e tirocini. 
 
Nonostante questo all’incirca 1000 medici decidono di abbandonare il nostro Paese. Si tratta quindi di più di 150 milioni all’anno regalati dall’Italia ad altri Paesi che hanno la fortuna di ritrovarsi con medici già formati.
 
Tra le leve principali di fuga:
  • stipendi mediamente più bassi rispetto ai colleghi europei o comunque non adeguati;
  • pandemia di Covid-19;
  • turni massacranti;
  • stress;
  • tetti di spesa alle assunzioni;
  • anni di spending review. 
Il fenomeno aggrava inoltre la carenza di medici e personale sanitario. E di coloro che lasciano il Servizio pubblico per andare a lavorare in cliniche private. O, come vedremo meglio in seguito, a fare il medico gettonista ovvero a chiamata.
 
Destinazioni principali per fare carriera all’estero: Germania, Inghilterra, Francia e Spagna. Le prime due sono le destinazioni preferite, mentre Francia e Spagna stanno crescendo perché si trovano stipendi più alti. In Germania si guadagna quasi il doppio, mentre in Inghilterra e Francia si guadagna circa un terzo in più. All’estero inoltre esiste una maggiore considerazione dell’atto medico e la carriera è praticamente automatica.
 

Medici a gettone: un’altra alternativa

Un’alternativa presa in considerazione da molti professionisti presso il Servizio Sanitario Nazionale è quella di diventare medici a gettone.
Pagati per ricoprire un singolo turno di lavoro sono solitamente chiamati da società private o cooperative. Le loro caratteristiche principali sono:
  • svolgono il lavoro da liberi professionisti;
  • giovane età, senza esperienza né specializzazione;
  • vengono pagati molto di più rispetto ai colleghi;
  • servono a tappare eventuali buchi dell’amministrazione;
  • non essendo assunti dall’azienda ospedaliera hanno bassa responsabilità e minimi compiti burocratici.
La mancanza dei medici, aggravata in particolare nel periodo post-crisi sanitaria, ha dato slancio al fenomeno.
 
Ad oggi è stata registrata una netta propensione ad abbandonare il servizio sanitario pubblico per lavorare a chiamata. I dati del sondaggio dalla Federazione sindacale dei medici parlano chiaro:
  • 37,6%: vuole spostarsi alle coop;
  • al 50% per le fasce più giovani;
  • 45% per chi ha tra i 36 e i 45.
Il fenomeno è inoltre sempre più in espansione. Nel nostro Paese le aziende ospedaliere che fanno ricorso ai medici a gettone sono in percentuale:
  • Piemonte: 50%;
  • Liguria: al 70%;
  • Veneto: l’80%.

Cervelli in fuga fin dalla scelta scolastica

Il problema dei cervelli in fuga ha radici ben più lontane. In Italia infatti il problema è sempre più attuale e sempre più presente fin dagli anni della formazione scolastica.
 
Varie ricerche riportano che la maggior parte di studenti post maturità annovera l’idea di trasferirsi all’estero, con una percentuale del 39%. Solo il 17% la esclude, mentre il 44% la considera come una tra le alternative da valutare con attenzione.
 
La fase più indicata per farlo sarebbe quella immediatamente successiva alla scuola. Dati riportano che:
  • 43%: vorrebbe formarsi all’estero per poi cercare un’occupazione stabile nel Paese d’accoglienza;
  • 41%: vorrebbe studiare in Italia per poi trasferirsi all’estero nella speranza di avere maggior opportunità di crescita professionale;
  • 16% studierebbe all’estero per poi rientrare in Italia  e tornare con un bagaglio più ricco di esperienza.  
Questa analisi fa emergere una realtà molto preoccupante. La maggior parte dei giovani desiderano trasferirsi all’estero senza immaginare un possibile ritorno in patria, nemmeno sul lungo periodo:
  • 20%: desidera rimanere fuori dai confini nazionale per sempre;
  • 43% tornerebbe in patria solo nel caso in cui l’esperienza fosse particolarmente deludente;
  • 37%: considera di poter pensare in un futuro di rientrare in Italia.

Possibili soluzioni

Quali sono le soluzioni che si possono attuare per arginare il fenomeno della fuga all’estero dei medici? La risposta è complessa.

La situazione è infatti anche esito di anni di tagli sulla sanità. I posti letto sono infatti ad oggi in misura decisamente minore rispetto alle necessità. Inoltre il tetto di spesa per il personale impedisce alle strutture sanitarie di assumere e pagare meglio i dipendenti. In più bisogna tenere presente il blocco del turnover. Negli ultimi anni infatti chi è andato in pensione non è stato sostituito in maniera proporzionale.

La situazione non potrà quindi di certo migliorare con rapidità. Alcune misure da attuarsi possono essere:

  • assumere specializzandi inquadrandoli come dirigenti medici in formazione; 
  • riconoscere come attività usurante l’emergenza-urgenza; 
  • rifondare l’intero sistema tramite l’istituzione della figura di dottore unico. Questo deve avere il compito di operare nel sistema pre-ospedaliero, nei servizi di pronto soccorso e nella Medicina di emergenza-urgenza; 
  • valorizzare l’aspetto economico;
  • dotare il territorio di medici che si occupino dei pazienti senza l’ausilio del ricovero ospedaliero.

Speriamo che il fenomeno si riesca ad arginare al più presto per non perdere talenti e provocare ulteriori danni alla categoria di medici in Italia.

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Sara Elia
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